Sinafi: I colleghi muoiono lasciando nella disperazione i propri cari ma nessuno se ne accorge!

Lo sgomento per il numero di Colleghe e Colleghi che decidono di dirci addio è, purtroppo, sotto gli occhi di tutti.

Ciò che maggiormente lascia esterrefatti è che, talvolta, si continui a parlare di “numeri”, dati sterili, certamente inaccettabili, quando, invece, è assolutamente improcrastinabile potenziare ogni iniziativa che porti quantomeno a ridurre notevolmente quei “numeri”, senza mezzi termini o distacchi emotivi.

Qui si parla di Persone, di madri, padri, amici, sorelle, fratelli che decidono di dire prematuramente “basta”, lasciando un vuoto enorme nella società e facendo piombare nella disperazione familiari, amici e colleghi.

Non vi è più dubbio alcuno, ormai, sulla imperiosa necessità di tradurre in ulteriori azioni concrete, supportate da altri studi, riflessioni e rivisitazione dell’approccio verso il personale, prendendo in considerazione il tragico fenomeno dei disagi psicosociali che troppo spesso conducono al suicidio.

Bisogna farlo con un approccio culturale diverso, anche guardando il fenomeno da altri punti di vista, fino a poter ricalibrare le meritorie iniziative finora messe in campo dagli attori della società, Amministrazioni comprese, in modo trasversale, responsabile e sinergico, arrivando anche a ipotizzare riforme legislative e regolamentari che prendano “di petto” il problema in modo organico, con estrema urgenza e determinazione.

Nelle ultime due settimane, dai pochi dati che emergono pubblicamente, sembrano più di cinque i colleghi dei vari Corpi che si sono tolti la vita.

Da alcuni scritti resi pubblici o da indiscrezioni emerse, le ragioni che hanno portato al gesto estremo, reali o percepite da coloro che hanno deciso di intraprendere un viaggio senza ritorno, talvolta sono riconducibili a questioni personali, altre a questioni connesse con l’ambiente lavorativo.

I problemi psicosociali presenti, che aumentano giorno dopo giorno, si rafforzano e spesso si sommano con attività o ambienti di lavoro non sempre idilliaci, i pochi psicologi militari o convenzionati, la riluttanza e la diffidenza del personale nel volersi rivolgere a loro, così come la difficoltà ad aprirsi e confidare i propri disagi ad amici e colleghi, diventano una miscela esplosiva.

E’ paradossale che i colleghi muoiano tragicamente, ormai pressoché settimanalmente e nessuno faccia nulla, come se il problema non esistesse o non fosse di tutti, Amministrazioni comprese.

Lo é altrettanto vedere come Amministrazioni e Governi di turno finiscano, di fatto, nel nascondere il problema sotto il tappeto, così come si fa con la polvere, forse per paura che maturi, nell’immaginario collettivo, l’dea che le cause risiedano negli ambienti di lavoro.

Le cause che portano al gesto estremo originano prioritariamente dalla sfera personale e familiare, tuttavia é inevitabile immaginare come tanti anni di attività lavorativa, molto peculiare e senz’altro gravosa, possa aver contribuito in modo preponderante a minare, anno dopo anno, l’integrità psicofisica dei singoli.

E’ davvero arrivato il momento di agire, facendo confluire ogni energia e sforzo, individuale e collettivo, formativo e organizzativo, diretto a chiudere definitivamente questo capitolo triste di “storia umana e sociale”, che ha visto “cadere sul campo” centinaia di colleghi dei vari Corpi nel silenzio più assordante.

Il Si.Na.Fi., dal canto suo, nella scorsa legislatura ha dapprima inviato un dettagliato dossier a tutti i parlamentari e poi ha attivato un progetto di supporto psicologico, denominato “Ascolto Amico”, con il quale ha inteso contribuire, nell’immediato e concretamente, a fornire un contributo a quanti, colleghi e familiari, possano versare in situazioni di disagio (qui il link con le informazioni di dettaglio e i contatti dei professionisti convenzionati con il sindacato, su tutto il territorio nazionale : https://www.sinafi.org/progetto-amico/ ).

Continuiamo, ancora una volta, ad appellarci al Comandante Generale del Corpo, alle Amministrazioni del comparto, alla politica, al costituendo Governo, affinché diano responsabilmente e improcrastinabilmente ascolto a queste urla di dolore, alle quali anche noi ci uniamo, convintamente e con determinazione, al fine di mettere in campo iniziative concrete, facendole necessariamente precedere da confronti veri, concreti e proficui, con chi rappresenta il personale e conosce nel profondo i disagi quotidiani che spesso vive.

Eliseo Taverna – Segretario Generale Si.Na.Fi.

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