Il Sindacato Italiano Autonomo Finanzieri (SIAF) rimarca la profonda preoccupazione per le gravi ripercussioni professionali e personali derivanti da prolungate inchieste giudiziarie, rivelatesi poi infondate, come evidenziato dal recente caso dei 23 finanzieri calabresi assolti dopo sei anni di indagini.
Questa vicenda ha visto oltre venti finanzieri coinvolti in un procedimento penale conclusosi con l’assoluzione totale:
13 provvedimenti di non luogo a procedere emessi dal GUP perché, addirittura, *il fatto non sussiste*, un’assoluzione richiesta dallo stesso PM nel rito abbreviato e 9 iscrizioni nel registro degli indagati, successivamente stralciate dal PM, dopo anni di indagini.
Il SIAF sottolinea come tali procedimenti, oltre a compromettere ingiustamente le carriere dei finanzieri coinvolti (e costi per lo Stato) abbiano un impatto devastante sulla loro vita privata e sul benessere psicologico delle loro famiglie.
L’ombra di un’inchiesta, così pesante, protratta nel tempo genera, infatti, fortissimo stress, ansia e incertezza, minando inevitabilmente, la salute personale e la serenità familiare degli interessati, con possibili ripercussioni anche sotto il profilo della fiducia riposta nell’istituzione e nella giustizia stessa.
E’ fondamentale che la politica e la Guardia di Finanza rivedano, tra l’altro, anche le procedure interne, garantendo tempi di indagine più celeri e una maggiore e concreta tutela per il personale coinvolto in procedimenti giudiziari.
La presunzione di innocenza deve essere un principio cardine reale anche all’interno del Corpo, evitando che lunghi iter investigativi, da esito fausto, distruggano professionalità, reputazioni, serenità, equilibri interiori e persino vite.
Il SIAF chiede con forza l’adozione di misure efficaci per prevenire simili casi in futuro, assicurando che i diritti dei finanzieri siano rispettati e che le loro famiglie non debbano più subire le conseguenze nefaste di inchieste infondate che durano anni e anni.
Non è giusto, non è corretto, non è ragionevole, né tantomeno proficuo, mantenere questo sistema, dove un Collega rimane, per anni, con una “Spada di Damocle” pendente sul proprio capo, a causa di fattori esterni e lungaggini burocratiche della giustizia.
Il Segretario Generale Nazionale
Eliseo Taverna