Servizio di leva, cioe’ servizio militare obbligatorio per servire e difendere la patria in armi. Retaggio di una cultura ed una pratica ottocentesca e novecentesca basata sul popolo di cui sarebbe espressione lo Stato, popolo chiamato ad essere addestrato per difendersi tutto (grazie ai maschi, ovviamente… anche se alcuni Paesi, nel frattempo hanno introdotto l’obbligo -spesso comprimario- per le donne) dallo straniero, quello che -per quanto ci riguarda- sarebbe oltre le Alpi e ai bordi dei confini marittimi. Cultura che in tanti, dopo le importanti lezioni che in merito ci sono giunte dagli Usa, noi europei abbiamo superato.
Le frontiere in Europa (trattato di Scenghen operante o meno) sono abbastanza formali e poco difendibili dal popolo in armi; le guerre tradizionali in armi -in Europa- sono sparite. La qualita’ della difesa e del supporto che il nostro esercito da’ e puo’ dare nelle varie missioni di pace nel mondo e Nato, e’ impensabile che possa essere sostenuto con dei ragazzi che a stento sanno tenere in mano un fucile (cosi’ era -e non abbiamo modo di pensare che oggi potrebbe essere diverso- il servizio di leva dei diciottenni).
Quindi l’abolizione dell’obbligo e’ stato un toccasana per le istituzioni e per i cittadini. Le istituzioni perche’ hanno fatto un salto di qualita’ impegnando tutte le risorse in professionalita’ e tecnologia. I cittadini che, a parte alcuni un po’ fanatici, non hanno piu’ vissuto l’incubo/violenza di un distacco/sospensione di un anno o piu’ dalla loro quotidianita’ proprio nel momento in cui, finiti gli studi, si apprestavano ad essere a tutto titolo nella societa’.
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