27 maggio 2024 1° Lgt. in pensione Antonio Pistillo
L’articolo pubblicato il 24 maggio 2024, in cui si mostrava che nel triennio 2022-2024 il trattamento di una pensione di anzianità di 2.800 euro lorde è stato adeguato del 9,25%, mentre nello stesso periodo il trattamento del personale in servizio aumenterà solo del 5,89, ha suscitato varie domande e perplessità.
Pertanto, è bene chiarire che il più favorevole adeguamento delle pensioni rispetto alle retribuzioni è un fenomeno legato a periodi di alta inflazione, mentre nelle fasi di bassa inflazione succede esattamente il contrario; infatti se esaminiamo il triennio 2019- 2021, un pensionato cessato per anzianità nel 2018 ha goduto in tre anni di un aumento totale dello 0,85%, mentre le retribuzioni del personale in servizio, nello stesso periodo, sono state incrementate del 4,28%.
Inoltre, è opportuno precisare che di massima vale il principio di cui sopra, ma tutto dipendente dalle politiche dei vari governi in materia di perequazioni delle pensioni, in quanto, come si è avuto di precisare in articoli precedenti, se è vero che il ridimensionamento degli adeguamenti annuali dei trattamenti, operato da tutti i governi negli ultimi 15 anni con esclusione di quello di Draghi per il 2022, penalizza maggiormente i pensionati in periodo di alta inflazione, come accaduto col governo Meloni nel 2023 e 2024, è altrettanto vero che i governi Letta, Renzi, Gentiloni e Conte hanno, di fatto, annullato le perequazioni, nonostante la bassa inflazione che, per esempio, nel triennio 2019-2021 è stata del 2,5%.