RINNOVO CONTRATTO COMPARTO DIFESA, SICUREZZA E PUBBLICO SOCCORSO

 6 dicembre 2023 1° Lgt. in pensione Antonio Pistillo

Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore (articolo del 16 novembre), saranno messi a disposizione per il rinnovo del comparto Difesa, Sicurezza e Pubblico Soccorso 1,6 miliardi di euro del totale delle risorse stanziate nella manovra per i rinnovi contrattuali dei dipendenti della P.A. che si presume già tengano conto degli oneri di riflesso per contributi previdenziali e imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) a carico dello Stato.

Tali risorse, sempre secondo il quotidiano, permetterebbero, a regime dal 2025, un aumento medio del 5,8%, pari a 195,50 euro lordi per le forze di polizia, di 187,70 per le forze armate e di 179,40 per i vigili del fuoco

Pare che per il 2022 non sia previsto nessun aumento, nonostante un’inflazione a due cifre e, pertanto, bisognerà contentarsi dell’indennità di vacanza contrattuale percepita in tale anno, mentre gli adeguamenti partirebbero dal 2023 con un aumento del 2,1% per passare nel 2024 al 3,7% e nel 2025 al 5,8%, come da tabella a seguire

Se venisse confermata questa ipotesi, tra l’altro avvalorata dalla bozza della manovra che prevede uno stanziamento di 3 miliardi di euro per il 2024 e di 5 miliardi a partire dal 2025, chiaramente ci troveremmo di fronte ad un rinnovo contrattuale quadriennale (2022/2025) e non così favorevole come si vuole fare credere, anche in considerazione che col precedente contratto triennale c’è stato un aumento medio del 4,28% con un’inflazione totale nel periodo del 2,3%, mentre quella del quadriennio 2022/2025 è stimabile al 19/20%.

Infine, con una tabella si stimano gli aumenti nel tempo della vigenza del contratto in base al grado e con una seconda la stima dei riflessi sul trattamento del personale in ausiliaria.

Si coglie l’occasione per ribadire quanto evidenziato con un precedente articolo pubblicato il 28 novembre c.a. in merito alla beffa che investirà una fetta consistente di lavoratori del pubblico impiego conseguente alla messa in campo, da parte dell’esecutivo, di un espediente tipico del gioco del dare e del riprendere. Facendo il semplice conto della serva, è facile immaginare di mettere in tasca la somma derivante dal taglio del cuneo contributivo e dall’adeguamento contrattuale, ma non sarà così per tanti; infatti migliaia di dipendenti pubblici che oggi si trovano vicino alla soglia dei 35 mila di imponibile previdenziale (da 33.500 a 34.900), non fruiranno di entrambi i benefici, in quanto l’aumento del contratto comporterà il venir meno del risparmio contributivo e, essendo l’adeguamento di misura inferiore al taglio del cuneo, prenderanno addirittura meno, come dimostrato da tabella allegata all’articolo ci cui sopra.

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