Un militare dell’Esercito dopo essere stato sottoposto al “drug test” ed essere risultato positivo, è stato sospeso dal servizio per quattro mesi. L’uomo non si è arreso alla decisione dell’amministrazione ed è riuscito a dimostrare la propria innocenza.
La sospensione disciplinare dall’impiego per 4 mesi dello scorso febbraio 2020 gli era piombata addosso come un macigno. Quattro mesi fuori dalla forza armata con la seguente motivazione:
“Graduato dell’Esercito, sottoposto a drug test di screening risultava positivo all’uso di sostanze stupefacenti del tipo cannabinoidi, come da referto del Dipartimento Militare di Medicina Legale di Padova , confermato dalle controanalisi eseguite dal Laboratorio Regionale Antidoping dell’U.O.C. Medicina Legale-Tossicologia dell’Azienda Ospedaliera – Università di Padova”, oltre a tutti gli atti presupposti, preparatori, connessi e consequenziali.
Il militare, un maresciallo dell’Esercito in servizio presso un Reggimento del Friuli-
A suffragio della tesi difensiva, il militare, in sede id udienza, ha dichiarato ai giudici di aver sempre tenuto una condotta lavorativa ed extra-lavorativa irreprensibile.
È stato per anni un pugile professionista ed ha sempre condotto una vita sana. Non ha mai fatto uso di sostanze stupefacenti di alcun tipo. Nella sua carriera è stato più volte sottoposto a screening tossicologico sempre con esito negativo.
Il risultato del drug test di screening, inoltre, è stato smentito dagli esami della matrice pilifera, ai quali il militare si è privatamente e volontariamente sottoposto nel luglio del 2019 presso il Centro Antidoping sito nel Complesso dell’Ospedale San Luigi di Orbassano (TO).↓
I risultati ottenuti hanno dato esito negativo, non solo per la sostanza cannabinoide ma anche per tutti gli stupefacenti ricercati. Inoltre vi era anche il referto della 1° Commissione Medica afferente al Dipartimento di Medicina Legale di Padova, dove il militare era stato inviato dal proprio Direttore del Servizio Sanitario .
Suddetta commissione, nell’agosto dello stesso anno, aveva certificato che l’uomo non mostrava alcun segno o sintomo di interesse psichiatrico e che era perfettamente idoneo al servizio di istituto. Quindi quella sanzione appariva sproporzionata.
Stralcio di sentenza del Tar Friuli Venezia Giulia
Il ricorso è fondato.
Il Collegio ritiene che sussistano seri dubbi che il ricorrente abbia effettivamente assunto cannabinoidi poiché, per un verso, gli esami della matrice pilifera, ai quali il ricorrente si è privatamente sottoposto due settimane dopo lo screening, hanno dato esito negativo, per altro verso, risulta dalla perizia medico-legale della d.ssa -OMISSIS-, prodotta in giudizio dall’interessato, che la positività al test è dovuta (“oltre ogni ragionevole dubbio” secondo la perita) ad una “reazione crociata” con farmaci antisteroidei ed antibiotici che aveva assunto nello stesso periodo dello screening.
Appaiono dunque fondati i profili di eccesso di potere per difetto di valutazione ed approfondimento istruttorio su tali circostanze, pur se segnalate (relativamente al test del capello ed alla coeva assunzione di farmaci, che potrebbe essere stata la causa dell’esito falsamente positivo del test) dall’incolpato nel corso dell’istruttoria procedimentale conclusasi con la sanzione disciplinare impugnata.
Il ricorso, per l’assorbente ragione che precede, va accolto.
Le spese del giudizio vanno compensate, stante la particolarità del caso.
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