Pensioni: Errata la convinzione che la perequazione superi l’importo del rinnovo contrattuale.

SBAGLIATA LA CONVINZIONE DI CHI CREDE CHE LA PEREQUAZIONE ANNUALE DELLE PENSIONI SIA DI IMPORTO SUPERIORE A QUELLO DEL CONTRATTO

 8 marzo 2023 1° Lgt. in pensione Antonio Pistillo

Oramai anche il personale in servizio ha preso famigliarità con la perequazione per cui è consapevole che la sua futura pensione, per recuperare il potere di acquisto, sarà adeguata, annualmente, all’inflazione anche se in maniera parziale dopo un certo limite di reddito.

A questa consapevolezza si contrappone un convincimento sbagliato che ritiene che l’adeguamento delle pensioni sia di importo superiore a quello del rinnovo contrattuale.

In effetti, fino ai primi anni 90, quando la perequazione delle pensioni era trimestrale oltre che annuale, succedeva che il personale che decidesse di continuare il servizio per altri due anni, oltre la data di acquisizione del diritto alla pensione, alla cessazione il suo trattamento di quiescenza, pur se calcolato su uno stipendio adeguato al contratto del biennio, era inferiore al collega cessato due anni prima, ovviamente a pari condizioni di servizio e ultimo stipendio percepito.

Con la soppressione definitiva della scala mobile, dal 1993 tale distorsione è venuta meno e la maggiore permanenza in servizio permetteva un trattamento di pensione superiore, anche se di non molto, a quello del collega cessato due anni prima.

Tutto ciò è proseguito per pochi anni fino al 1997, in quanto la perequazione della pensione sopra 5 volte il minimo è stata congelata nel 1998 e ridotta al 30% nel biennio 1999/2000 e dal 2001 al 2011 sostanzialmente corrisposta integralmente. Dal 2012 c’è stata una inversione di tendenza che ha portato tutti i governi a fare cassa con le pensioni riducendo, se non quasi azzerando, gli adeguamenti, compreso il governo della Meloni che ha previsto il ridimensionamento dell’adeguamento per il biennio 2023/2024, dopo che nel 2022 la perequazione è stata corrisposta integralmente grazie al governo Draghi, l’unico che non ha fatto cassa con i pensionati negli ultimi 10/15 anni.

Pertanto, contrariamente al comune convincimento, la perequazione della pensione non è affatto di importo superiore a quello del contratto come si evince dalle tabelle a seguire per il triennio 2016/2018, 2019/2021 e una stima per il 2022/2024

Infine, è opportuno precisare che ai fini della scelta tra il moltiplicatore e il trattamento di ausiliaria, la perequazione durante i 5 anni di permanenza in tale posizione è semplicemente congelata, nel senso che non viene attribuita durante l’ausiliaria, ma riconosciuta in sede di applicazione da parte dell’Inps competente del decreto definitivo di pensione.

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