Sono state 52 le misure cautelari eseguite nei confronti dei componenti di 2 organizzazioni criminali che si contendevano il controllo della piazza di spaccio del quartiere “Giostra” di Messina.
L’operazione “Market Place”, condotta dai poliziotti dalla Squadra mobile della città e del Servizio centrale operativo, ha portato anche al sequestro di beni mobili, immobili e conti correnti nella disponibilità degli indagati per un valore economico superiore ai 300mila euro
Le indagini hanno preso spunto dall’agguato avvenuto nel gennaio del 2017 nei confronti di due uomini, padre e figlio, feriti da colpi di arma da fuoco alle gambe.
Nei giorni successivi venne incendiata l’auto del figlio mentre qualche mese prima un parente dei due uomini era rimasto vittima di un attentato simile.
Le intercettazioni telefoniche ed ambientali, la visione delle immagini delle telecamere e i servizi di osservazione sul territorio hanno rivelato una vera e propria “centrale dello spaccio”. Gli elementi acquisiti dagli investigatori hanno fatto luce su due gruppi criminali che si contendevano la “piazza” all’interno di un popoloso comprensorio edilizio del quartiere, residenza dei due uomini feriti nell’agguato.
Molti i “punti vendita” collocati nelle diverse palazzine del complesso, gestiti da vari affiliati e utilizzati sia per lo smercio al dettaglio ai tossicodipendenti, sia come base per la distribuzione degli stupefacenti a molti pushers che oltre ad essere consumatori si autofinanziavano con le vendite.
La roccaforte dello spaccio era munita di impianti di videosorveglianza che controllavano gli accessi delle persone, in particolare la presenza delle Forze dell’ordine; oltre ai sistemi più tecnologici veniva utilizzato anche il “passaparola” sia tra i condomini che tramite i clienti pronti ad avvisare gli spacciatori di eventuali controlli in corso, nonché quello delle vedette.
Dai riscontri effettuati, anche grazie alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, è emerso che una delle due organizzazioni ruotava intorno alla figura dell’uomo (padre) ferito nell’agguato nel 2017.
Dei 52 indagati, 26 sono stati condotti in carcere, 13 agli arresti domiciliari ed altri 13 è stato notificato l’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria.
POLIZIA DI STATO