5 marzo 2025 – 1° Lgt. in pensione PISTILLO Antonio
Il “bonus Renzi”, introdotto nel 2014 dal D.L. n. 66/2014 e reso strutturale dal 2015 con la Legge n. 190/2014, era un credito di imposta nella misura di 960 euro annue per i lavoratori dipendenti con reddito complessivo (non solo da lavoro dipendente) non superiore a 24.000 euro che decresceva oltre tale soglia fino ad azzerarsi a 26.000 euro.
Tale beneficio non era riconosciuto ai c.d. incapienti (contribuenti con reddito talmente basso che non pagano le tasse). Dal 1 gennaio 2016 il bonus è stato riconosciuto, nelle more dell’attuazione della delega prevista dalla legge n. 244/2012 sulla revisione dei ruoli di tali comparti (c.d. riordino), al personale con trattamento retributivo non dirigenziale del Comparto Difesa, Sicurezza e Pubblico Soccorso anche se con redditi superiore a 26 mila euro.
Con l’introduzione, con decorrenza dal 1 ottobre 2107, delle importanti innovazioni nel sistema retributivo previsti dai D. Lgs. in attuazione della legge delega, il bonus Renzi è venuto meno per i percettori di reddito oltre i 26 mila euro, ma nel contempo è stata introdotta, con decorrenza dalla dichiarazione dei redditi 2018 anno di imposta 2017, la c.d. defiscalizzazione per i redditi fino a 28 mila euro, consistente in una riduzione dell’Irpef sul trattamento economico accessorio pari a euro 535,50.
L’art. 1 del D.L. n. 3/2020, convertito con Legge 21/2020, ha sostituito il bonus Renzi col trattamento integrativo, aumentandolo da 960 a 1.200 euro per i possessori di reddito complessivo fino a 28 mila euro. Nonostante, il vecchio beneficio sia stato sostituito dal nuovo trattamento integrativo, si continua ancora a parlare di Bonus Renzi o ex Bonus Renzi probabilmente perché degli attuali 100 euro ben 80 sono relativi al beneficio precedente e solo 20 da quello nuovo.
Ogni qualvolta che la tassazione diminuisce, per effetto dell’aumento della no tax aerea (cioè il limite di reddito entro il quale non si pagano tasse) ovvero della riduzione dell’aliquota Irpef, il contribuente capiente può diventare incapiente e, pertanto, non avere più diritto al trattamento integrativo. Quindi, un piccolissimo risparmio di tassazione comporta il venir meno di 1.200 euro. Col il taglio del cuneo 2024 (riduzione dei contributi Inps a carico del lavoratore) è successo esattamente il contrario, in quanto una parte di contribuenti incapienti ha ricevuto casualmente un vantaggio a causa del meccanismo di riduzione dell’aliquota contributiva che aveva prodotto un aumento dei redditi imponibili Irpef, trasformandoli in contribuenti capienti e, pertanto, anche beneficiari del trattamento integrativo.
Lo specchio a seguire è un esempio di quantificazione del doppio vantaggio, cioè quello del cuneo 2024 (minore contribuzione Inps) e del trattamento integrativo.
Il taglio del cuneo nel 2025 è stato strutturato in modo diverso e quello che era prima un taglio dei contributi si è trasformato in un supplemento esentasse per i redditi fino a 20 mila euro ed una detrazione fiscale per quelli oltre tale soglia e fino a 40 mila euro.
Pertanto, viene ristabilita l’ordinaria aliquota contributiva e imponibile Irpef e conseguentemente ripristinate le condizioni di diritto al trattamento integrativo precedenti alle norme vigente dal 2024 in materia di taglio del cuneo.
In sintesi, il sistema previsto dal nuovo cuneo 2025 ha riportato nella situazione precedente di incapienza i contribuenti che erano diventati capienti nel 2024, riportando, di fatto, la situazione al 2023, pertanto nessuno ha perso nulla, anzi una fetta di lavoratori, per effetto di un meccanismo di calcolo, ha goduto, per l’anno 2024, del trattamento integrativo di 1.200 euro annui di cui non aveva mai beneficiato in precedenza, come si evince da tabella a seguire
Infatti, i percettori di redditi da 7.179 a 8.125 nel 2023 non godevano dell’ex Bonus Renzi in quanto incapienti (contribuenti che non pagano Irpef), ma con il taglio del cuneo 2024 l’imponibile Irpef è aumentato e conseguentemente divenuti capienti (contribuenti che pagano anche 1 solo centesimo di Irpef) che gli ha permesso di fruire del bonus di 100 euro, oltre che beneficio del taglio dei contributi. Il nuovo taglio del cuneo dal 2025 ha, sostanzialmente, riportato la situazione fotografa al 2023, comunque garantendo il maggiore beneficio della riduzione del cuneo