In Iraq si continua a morire. Due militari statunitensi ed un militare britannico sono rimasti uccisi in missione mentre scortavano le forze di sicurezza irachene. Il convoglio stava per attaccare una roccaforte dello Stato islamico. Secondo fonti inglesi, i militari sarebbero deceduti in seguito ad un attacco missilistico, ma non sono stati forniti ulteriori dettagli e sulla vicenda viene mantenuto il massimo riserbo.
Grazie a una fonte dei media curdi si è appreso che l’ attacco è avvenuto la scorsa domenica in una zona montuosa dell’Iraq centro-settentrionale,vicino alla città di Makhmour, a 60 chilometri a sud-ovest di Erbil.↓
Nello scontro sarebbero deceduti anche 5 combattenti del sedicente stato islamico.
E LA SITUAZIONE DELLE TRUPPE ITALIANE IN IRAQ?
Dallo schema pubblicato da militarynewsfromitaly.com, si evince che ad oggi ,in Iraq, sarebbero schierati dai 900 ai 1100 soldati italiani. Molti di questi avrebbero già terminato il loro impiego semestrale , ma con l’ esplosione della pandemia dovuta al coronavirus, il loro rimpatrio starebbe stato posticipato a “data da destinarsi“. Ciò potrebbe essere riconducibile anche all’imposizione della “quarantena” per via della diffusione del virus tra le truppe curde. Tra l’altro, proprio il ministro della salute iracheno, lo scorso 7 marzo, aveva confermato che il primo caso di covid-19 in Iraq era stato registrato ad Erbil su una donna di 33 anni di ritorno dall’Iran.
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Ieri, venerdì 12 marzo, a partire dalle ore 12:00, il Ministero degli Interni della Regione del Kurdistan ha imposto un coprifuoco di 48 ore sulle città di Erbil e Sulaymaniyah proprio al fine di contenere la diffusione del covid-19. Il ministero ha anche messo in allerta le task force di Erbil e Sulaymaniyah, compresi tutti gli ospedali e i centri sanitari.
Questo evento probabilmente ritarderà ulteriormente il cambio della guardia dei nostri soldati, a meno che non venga predisposto un piano di recupero straordinario tramite un volo dell’ Aeronautica Militare.
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