I calci negli stinchi della Francia all’Italia, i nostri soldati cacciati dal Niger e dalla Tunisia

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La Francia ci assesta, dopo l’incursione dei suoi doganieri armati a Bardonecchia, un altro calcio negli stinchi. Lo fa attraverso le autorità del Niger che costringono l’Italia ad annullare la missione militare nel Paese africano dopo che era stata approvata in gennaio dal Parlamento sulla scorta degli accordi intercorsi tra Roma e Niamey. E come se non bastasse è cancellato anche l’invio di soldati in italiani per il contingente Nato in Tunisia: i nostri dirimpettai della Sponda Sud reclamano la collaborazione italiana in campo economico ma non hanno nessuna intenzione che ficchiamo il naso in casa loro per arginare l’immigrazione clandestina e il terrorismo jihadista.

Non è una situazione così nuova. Ogni volta che l’Italia è coinvolta in una missione militare ricordiamoci dell’Iraq, della Somalia e dell’Afghanistan. Non siamo autonomi. In Somalia nel’92 gli americani non ci davano neppure il permesso di atterrare a Mogadiscio. Come ex potenza coloniale non eravamo graditi. Francesi, americani e britannici nel 2011 hanno bombardato Gheddafi senza farci neppure una telefonata.

 I nostri alleati, che sono anche dei concorrenti, ci ricordano sempre che abbiamo perso la guerra. Se è vero che sulla marcia indietro del Niger hanno influito le critiche interne alla crescente presenza militare straniera (americana e francese), hanno pesato ancora di più le resistenze della Francia all’arrivo degli italiani _ che non avrebbero svolto missioni di combattimento _ non solo perché Roma “sconfina” nell’area africana sotto influenza di Parigi ma anche perché i nostri militari avevano pianificato di realizzare la loro base a Niamey accanto a quella statunitense, non a quella francese o a quella tedesca.Leggi tutto, clicca QUI

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