Green Pass nelle caserme. Vibrante protesta di sindacati militari e di polizia

L’obbligo di esibire il Green Pass nelle mense delle caserme delle forze armate e dei corpi di polizia, ha provocato la reazione di numerose sigle sindacali, contrarie a quella che definiscono una vera e propria “discriminazione”.

Un problema che coinvolge tutto il personale che non può oppure che non intende vaccinarsi per libera scelta – sostiene l’Amus Aeronautica – non essendoci l’obbligo.

Assurdo, secondo il leader del SAPPE, sindacato autonomo della Polizia Penitenziaria, Donato Capece: “che colleghe e colleghi ai quali viene vietata la mensa, poi facciano servizio sugli automezzi per il trasporto dei detenuti e nelle sezioni detentive fianco a fianco. Le mense di servizio, poiché “obbligatorie”, sono come fare servizio e gli ambienti sono interni al carcere proprio come dove si fa servizio. Se serve il green pass per entravi, allora deve servire anche per fare servizio e anche a tutti per entrare in istituto, compresi familiari volontari garanti avvocati e magistrati.

Secondo Girolamo Foti, Segretario del sindacato Itamil Esercito, alla luce delle nuove disposizioni anti covid, a tutto il personale sprovvisto di green pass, dovrebbe essere concesso il buono pasto oppure, in alternativa, la possibilita’ di richiedere il tempo necessario per consumare il proprio pasto presso la propria abitazione senza che vengano scalate le ore dal proprio recupero compensativo.

Dello stesso parere Fabio Conestà, Segretario Generale del Movimento Sindacale Autonomo di Polizia (Mosap), secodno cui sarebbe doveroso garantire ai poliziotti discriminati che non potranno usufruire delle mense cui hanno diritto, il ticket pasto da 7 euro in sostituzione al mortificante panino freddo”.

Per il SIAM Aeronautica, l’aspetto paradossale di questa vicenda è che la separazione tra vaccinati e non vaccinati avviene solo per la mezz’ora della pausa pranzo. Per il resto i colleghi condividono i medesimi ambienti di lavoro, i medesimi mezzi e, in taluni casi, i medesimi alloggi.  Una situazione mortificante per tanti colleghi.

Per il SIAMO Esercito, è notorio che le occasioni di contatto, anche prolungato, non siano riscontrabili soltanto nei locali adibiti a mensa di servizio (nei quali, tra l’altro, mediamente si staziona per 30 minuti circa), ma soprattutto nei luoghi abituali di lavoro (uffici, automezzi, unità navali, aeromobili, etc.), nelle camerate, negli alloggi di servizio e, non da ultimo, nei Penitenziari sovraffollati.

Fabio Perrotta, Segretario del SAF, Sindacato Autonomo dei Finanzieri, dopo un’attenta analisi delle disposizioni governative sul Covid-19 che si sono succedute nel tempo, ha evidenziato che queste hanno sempre limitato i servizi di ristorazione, consentendo l’esercizio delle attività delle mense, tenute sempre distinte. Quindi è evidente come le attività connesse con la fruizione del vitto debbano essere consentite a tutto il personale, fermo restando il rispetto dei protocolli o delle linee guida dirette a prevenire o contenere il contagio.

Infine, il leader del sindacato SIULP Polizia, Daniele Tissone,   fa notare come, vista l’importanza di una simile disposizione, sia mancato un preventivo confronto” del governo con tutte le sigle sindacali.

 

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