Il Fondo Previdenziale di Forza Armata comunemente conosciuto come Cassa Sottufficiali, è nato con lo scopo di restituire agli iscritti, all’atto della cessazione del servizio attivo una indennità supplementare per gli ufficiali e un premio di previdenza per i restanti aventi diritto.
Il versamento è obbligatorio ed ammonta al 4% per gli ufficiali e al 2% per tutti gli altri militari sull’ottanta per cento della base stipendiale compresa di tredicesima mensilità. Il Fondo che va ad aggiungersi alle prestazioni assistenziali dell’INPS per quelle categorie di militari che versano i contributi, se non verrà preso un provvedimento normativo del governo rischia il default nel 2022.
I militari che si ammalano e che vengono dichiarati non idonei permanentemente al servizio militare ma idonei ad altra tipologia di lavoro possono transitare, a domanda, qualora l’aliquota di pensione maturata non consenta di poter far fronte al mantenimento proprio e dei famigliari nei ruoli civili del Ministero della Difesa e di questi, solo agli appartenenti all’Aeronautica ed alla Marina, vengono restituiti i ratei versati obbligatoriamente nel fondo previdenziale, escludendo di fatto i transitati dell’Esercito e dei Carabinieri.
Ma per capire qualcosa di questa discriminazione approfondiamo il funzionamento di questo istituto.
Prime avvisaglie di un default annunciato
Nel 2010 il fondo denominato all’epoca Cassa Ufficiali e Fondo di Previdenza Sottufficiali e Militari di Truppa dell’Arma dei Carabinieri, subisce il primo tentativo di risanamento, tuttavia è da subito evidente che non sarà un provvedimento efficace, ma solo un provvedimento utile a razionalizzare gli organi gestionali dei 7 fondi, denominati Fondo di Previdenza Ufficiali dell’Esercito e dell’Arma dei Carabinieri, Fondo degli Ufficiali della Marina Militare e degli Ufficiali dell’Aeronautica Militare, Fondo dei Sottufficiali dell’Esercito e dell’Arma dei Carabinieri, Fondo degli Appuntati e Carabinieri, Fondo dei Sottufficiali della Marina Militare e Fondo dell’Aeronautica Militare i quali, però, mantenendo autonomia operativa e di investimenti producono fino ad oggi modestissimi utili che non aiutano a colmare il disavanzo creato dalla restituzione dei ratei versati agli aventi diritto che cessano dal servizio.
La crisi inizia da una gestione pericolosa
Nel 2011 la gestione dei fondi viene affidata a Banca delle Marche, tristemente famosa soprattutto dal 2015 quando dovrà aderire al fondo salva banche per evitare il bail-in avendo effettuato molti investimenti su prodotti finanziari rischiosi, offerti ai propri clienti con la certezza di un facile guadagno. Finirà che a spese del contribuente il governo dovrà prendere il controllo dell’istituto bancario sotto la vigilanza del Ministero del Tesoro.
Se gli investimenti non restituiscono utili
Quando viene introdotta la Riforma Militare con il Decreto Legislativo n. 66 del 15 marzo 2010, viene tolta la possibilità ai soli militari di Esercito e Carabinieri, transitati nei ruoli civili per inidoneità di recuperare i ratei versati negli anni di servizio. Si parla di cifre consistenti che in qualche modo danno ossigeno alle casse dei fondi provate da una gestione approssimativa.
Nello specifico l’art.1917 del C.O.M. prevede: “Ai soli Sottufficiali, agli Appuntati e ai Carabinieri che cessano dal servizio con diritto a pensione prima del compimento di sei anni di iscrizione al fondo, sono restituiti i contributi obbligatori versati ai fondi previdenziali di cui all’articolo 1913 maggiorati degli interessi semplici maturati. Le predette somme sono reversibili”. L’art.1919 invece: “L’indennità di cui all’articolo 1914 è dovuta ai Sottufficiali della Marina Militare e dell’Aeronautica Militare iscritti da almeno sei anni al pertinente fondo, i quali sono: a) trasferiti nei ruoli dei dipendenti civili dell’Amministrazione dello Stato, con decorrenza dalla nomina a dipendente civile di ruolo”.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge
La Costituzione Italiana recita questo, ma di fatto in questo caso appare evidente che il C.O.M. attua una incomprensibile sperequazione di trattamento tra il personale appartenente alle Forze Armate, prevedendo la restituzione delle somme solo ed esclusivamente per i militari della Marina e dell’Aeronautica che transitano nei ruoli civili omettendo inspiegabilmente di disciplinare la posizione del personale dell’Esercito e dell’Arma dei Carabinieri.
La politica cosa ha fatto in questi anni?
Interrogazioni parlamentari si sono avvicendate fino all’ultima dell’On. Tatiana Basilio che il 12 settembre 2017, nella seduta n. 848, poneva il quesito alla Senatrice Roberta Pinotti, Ministro della Difesa all’epoca dei fatti narrati. Le risposte non furono mai date e a quel punto, l’unico ad interessarsi della tematica portando all’attenzione dello Stato Maggiore della Difesa la questione, fu il coordinamento Difesa della sigla sindacale Confintesa FP.
Entra in gioco il sindacato
Nel 2017 il coordinamento palermitano provinciale di Confintesa FP si attiva scrivendo una prima lettera di rimostranze al cassiere del fondo previdenziale a Roma, nella quele si evidenzia il problema della mancata restituzione dei ratei versati a molti ex militari ormai transitati nei ruoli civili che, tesserati con Confintesa FP, sollecitano fortemente la sigla autonoma. Successivamente interviene il coordinamento nazionale, che vedrà nella di risposta di S.M.D. una parziale vittoria. Il Brig. Gen. Salvatore Vergari, Direttore del Centro Unico Stipendiale Interforze, ammette per la prima volta l’esistenza della problematica, asserendo testualmente che lo Stato Maggiore della Difesa avrebbe proposto, stante la disarmonia della descritta norma, una proposta di modifica agli organi competenti. In buona sostanza, viene demandato tutto alla politica. Confintesa FP, non ritenendosi soddisfatta, continua la sua attività sindacale avanzando un’altra richiesta al gabinetto del Ministro della Difesa.
Ultimo atto Cassa Sottufficiali
A questo punto il gruppo di militari transitati nei ruoli civili, che sta tentando di recuperare i soldi versati obbligatoriamente nel fondo previdenziale, tenta l’ultima soluzione possibile, il ricorso alla Giustizia Amministrativa, affidando il caso al noto studio legale Perruolo con sede a Roma e Trieste, specializzato in diritto amministrativo, diritto militare e diritto civile, che offre assistenza stragiudiziale e giudiziale con competenza, giusta determinazione e prezzi adeguati e che sembra proprio fare al caso dei ricorrenti.
L’avvocato Perruolo, dopo una attenta fase di studio della problematica, prende consapevolezza che esistono alcune pronunce negative sulla fattispecie dei Tribunali Amministrativi Regionali, ma che queste non possono assurgere ad orientamento giurisprudenziale in quanto, fino ad oggi, i ricorsi fatti non sono riusciti a mettere in evidenza la forte disparità di trattamento rispettivamente fra gli appartenenti alle FF.AA Marina e Aeronautica e quelli meno fortunati di Esercito e Carabinieri, la cui posizione al transito nei ruoli civili non viene proprio trattata, creando vizi di legittimità costituzionale con particolare riferimento a tutte quelle norme che prevedono l’eguaglianza di ogni cittadino e lavoratore innanzi alla legge.
Lo stesso legale, pertanto, ritiene di procedere per abbreviare tempi e spesa, mediante ricorso straordinario al Presidente della Repubblica. Viene inviata l’istanza per richiedere la restituzione dei contributi versati e contestuale richiesta di accesso agli atti ex L. 241/90. E’ grazie alla richiesta di accesso agli atti che si scopre un fatto davvero fuori dal normale.
Alcuni degli istanti non hanno una posizione previdenziale aperta nel fondo previdenziale, questo poiché gli Enti da cui erano amministrati non hanno mai fatto pervenire la documentazione amministrativa prevista. Chiaramente ogni militare ha versato negli anni migliaia di euro che ad oggi non si sa se potrà mai recuperare. Tutto ciò fa pensare, in considerazione del fatto che tutti sanno che la cassa è a rischio default, cioè di fallimento.
Risposte dalla politica?
Le interrogazioni parlamentari del 2017 facevano pensare che si sarebbe potuto rettificare la norma con la legge di bilancio di due anni fa, la n. 148 del 16 ottobre 2017, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria in particolare con il comma 10 quinquies che novella “l’art. 1917-bis del C.O.M. riguardante il trattamento previdenziale del personale che transita in altri ruoli”.
Quale altra occasione per porre fine a questa difformità? Invece la norma vedrà un’unica modifica, quella nella sola parte che interessa i Sottufficiali ancora in servizio. Prima di questa modifica, infatti, i graduati che salivano al superiore ruolo degli Ufficiali, perdevano i contributi versati. Salta pertanto anche quella che poteva essere una meravigliosa opportunità per sanare la norma nel suo complesso.
A firma del coordinatore nazionale Alessandro Coen, Confintesa Funzione Pubblica emette un’ulteriore comunicato inviandolo direttamente al gabinetto Ministro della Difesa, l’attuale Elisabetta Trenta di cui si attende una formale risposta. Risposta che arriva invece attraverso i social media in risposta al quesito posto da uno dei coordinatori del gruppo Militari Transitati, lasciando comunque ben sperare sulla possibile soluzione dell’annosa problematica con la dichiarazione la norma andrà rivista.
Di seguito la missiva inviata al Ministro della Difesa Elisabetta Trenta e l’interrogazione A RISPOSTA SCRITTA 4-17672 – presentata dall’allora deputata Tatiana Basilio