Un militare della Guardia di Finanza. in servizio nel periodo contestato a Rho (MI), è stato condannato a risarcire il Corpo della Guardia di Finanza per 100 mila euro.
La condanna della Corte dei Conti è avvenuta in conseguenza di una serie di fatti delittuosi, commessi nell’ambito dell’attività funzionale pubblica esercitata dal militare e da un imprenditore. Il Tribunale di Milano, a fronte dell’imputazione formulata dal Pubblico Ministero nei confronti dell’uomo e dell’ imprenditore, li aveva assolti dal reato di corruzione propria, ma aveva accertato la consumazione del reato fiscale , condannando il finanziere a otto mesi di reclusione.
La Corte d’Appello di Milano però aveva riqualificato il reato fiscale come delitto speciale militare e, conseguentemente, aveva annullato la sentenza di primo grado, trasmettendo gli atti alla Procura Militare della Repubblica di Verona, competente per territorio.
Il Tribunale Militare di Verona, al termine del processo, condannò il militare alla pena della reclusione militare di quattro anni per aver dato corso all’emissione di fatture per operazioni sia soggettivamente che oggettivamente inesistenti. Il pronunciamento venne confermato in appello dalla Corte Militare d’Appello di Verona ed il successivo ricorso per Cassazione venne dichiarato inammissibile.
Dai fatti contestati, sarebbe derivata una ingiusta compromissione del prestigio, dell’onore e del decoro istituzionale dell’amministrazione di appartenenza.
I FATTI
La notizia di danno erariale nei confronti del militare venne perseguita direttamente dalla Guardia di Finanza in seguito all’acquisizione di notizie di stampa.
Il procedimento penale che seguì la vicenda, accertò che durante il procedimento di una verifica fiscale attivata dalla Sezione Operativa della Compagnia della Guardia di Finanza di cui era Comandante, un imprenditore, legale rappresentante di una S.p.a. – corrispose al finanziere, 50.000,00 euro in due tranche.
La ricostruzione che emerse in sede processuale, acclarò che il militare richiese ed ottenne somme di denaro dall’imprenditore , in parte tramite dazioni di denaro contante, in parte tramite fatturazioni per prestazioni inesistenti intestate alla Ditta Individuale della moglie di questi.
STRALCIO DI SENTENZA DELLA CORTE DEI CONTI
Gli illeciti posti in essere dal militare – così come accertati in sede penale – avrebbero determinato una grave lesione del prestigio istituzionale della Guardia di Finanza, attesa la gravità intrinseca dei fatti e la loro diffusione sia in sede processuale, sia tramite i mass media, con conseguente perfezionamento di un danno erariale all’immagine dell’amministrazione di appartenenza, quantificato in misura pari al doppio delle utilità percepite (euro 50.000,00 x 2 = euro 100.000,00).
In via equitativa -sostiene la Corte – in considerazione della gravità della condotta posta in essere dal convenuto, come inequivocabilmente dimostrata dagli accertamenti penali, il danno all’immagine subito dall’amministrazione ministeriale può essere quantificato in misura pari al doppio delle dimostrate utilità percepite e quindi definitivamente fissato – ex art.1226 c.c. – in misura pari alla somma di euro 100.000,00 domandata a titolo risarcitorio dalla Procura Regionale.
In conclusione si ravvisano in capo al “militare” pienamente sussistenti gli elementi costitutivi della responsabilità per il danno erariale arrecato al patrimonio del Ministero dell’Economia e delle Finanze, Corpo della Guardia di Finanza, definitivamente quantificato in complessivi euro 100.000,00.
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