Un gruppo WhatsApp con 300 membri denominato “Posti di Blocco”, convinti di poterla fare franca segnalando i controlli nell’ astigiano. In 23 dovranno vedersela con la giustizia
Avevano creato un gruppo WhatsApp con circa 300 membri, tutti sparsi nella provincia astigiana. Nella chat venivano segnalati i posti di blocco delle Forze dell’Ordine. L’accesso al gruppo era possibile solo su invito dei promotori e dei partecipanti. Una volta dentro, si veniva informati in tempo reale dei luoghi dove stazionavano le pattuglie. In questo modo tutti i membri riuscivano ad evitare di essere sottoposti ad un eventuale controllo.
A far scattare gli accertamenti è stato un utente “pentito” del gruppo , che si è recato alla stazione dei carabinieri più vicina e ha fatto presente quanto stava accadendo.
I militari di Mombercelli hanno rintracciato e denunciato 23 persone, tutte di giovane età, per interruzione di pubblico servizio in concorso. Per un simile reato, ovvero l’interruzione di un pubblico servizio , l’articolo 340 del Codice penale prevede la reclusione fino ad un anno. La pena sale fino a cinque se si è «capi, promotori od organizzatori»