24 ottobre 2024 1° Lgt. in pensione Antonio Pistillo
Da quando emerge dalla bozza e dalle specifiche dei vari provvedimenti fatte dai quotidiani, è possibile esprimere un giudizio positivo sulla prossima legge di bilancio, in particolare se si considera il contesto che deve tenere conto del nuovo patto di stabilità, della poca crescita che coinvolge tutta Europa (stima Pil Italia +0,7 – media Europea +0,8) e del fardello dei bonus edilizi che pesano per circa 40 miliardi l’anno fino al 2027 che a prescindere dalla valutazione dei costi rispetto ai benefici, graveranno sul bilancio dello Stato per le prossime manovre, in quanto i crediti acquisiti dai concessionari andranno a compensare le imposte dovute
In particolare si evidenzia:
il cuneo contributivo diventa strutturale ed esteso ai lavoratori dipendenti fino a 40 mila euro per rimuovere la distorsione che faceva sì che al superamento dei 35 mila, anche di un solo euro, si perdessero 1.100 euro l’anno, come indicato nell’articolo pubblicato il 18 novembre 2023.
Inoltre, per i redditi più bassi, fino a 20 mila euro, viene riconosciuto, in alternativa, un bonus non tassabile, mentre il risparmio contributivo è, di fatto, tassato;
anche il passaggio da 4 a 3 aliquote Irpef diventa strutturale e la base delle detrazioni da lavoro viene elevata da 1.880 a 1.955 euro;
dal 2025 torna in vigore il più favorevole meccanismo di adeguamento delle pensioni all’inflazione previsto dalla legge n. 388/2000 che non è scontata anche in fasi di bassa inflazione, visto che precedenti governi hanno ridimensionato l’aggiornamento anche con l’inflazione sotto all’1% (vedi, per esempio, D.M. del 15/11/2019 che aveva previsto un adeguamento dello 0,50% e la relativa circolare di applicazione dell’Inps n. 147 del 11/12/2019);
il bonus mamme lavoratrici con almeno due figli è stato esteso anche alle autonome ed è stato previsto un bonus di 1.000 euro per i nati nel 2025 per le famiglie con un Isee fino a 40 mila euro:
il congedo parentale fino al sesto anno di vita del bambino all’80% della retribuzione salirà a 3 mesi, quindi 2 mesi in più dall’inizio della legislatura;
per il rinnovo dei contratti pubblici per il 2025-2027 vengono stanziati quasi 11 miliardi in tre anni.
Cifra record che permetterà un aumento di oltre il 6% in un triennio in cui l’inflazione è stimata al 3% e, soprattutto, garantirà la continuità nelle trattative, cosa che non succedeva dal oltre 30 anni.
Inoltre, assicurerà un maggiore importo rispetto ai contratti precedenti in quanto saranno maggiori le somme dei primi due anni che in precedenza erano irrisori o, addirittura, nulli.
Giudizio positivo espresso anche da alcuni sindacati, come Cisl, Confsal-Unsa e Confintesa e dalle agenzie di rating e, in particolare, da Fitch che conferma la tripla B, ma alza a positivo l’Outlook per riflesso del risultato dei bilanci.
Tuttavia, anche questa volta il governo ha trascurato il ceto medio a cui negli ultimi mesi aveva lanciato qualche messaggio di speranza, in particolare per voce del vice ministro dell’economia Maurizio Leo che in più interviste aveva annunciato l’intenzione del governo di ridurre la terza aliquota Irpef dal 35 al 33/34% e innalzare il limite del terzo scaglione (con aliquota al 43%) da 50 a 55/60 mila euro.
I lavoratori e i pensionati con reddito sopra 50 mila già l’anno scorso sono rimasti delusi in quanto nella scorsa legge di bilancio il governo aveva sterilizzato gli effetti del taglio dell’Irpef pari a 260 euro annue, tagliando di pari importo le detrazioni riferite ad alcuni oneri di spesa.
Comunque è presto per un’ulteriore disillusione, in quanto era chiaro, almeno per gli esperti in materia, che un eventuale provvedimento in tal senso non poteva essere previsto in manovra di bilancio, per due semplici motivi.
Il primo perché il provvedimento fa parte di un pacchetto di norme che rientra nella delega fiscale, in parte già attuata col D. Lgs. 216/2023 che ha previsto anche la revisione dell’Irpef dal 2024. Difatti, il decreto legge n. 155/2024, decreto fiscale collegato alla legge di bilancio, pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 19 ottobre 2024,specifica che le maggiori entrate erariali, per il biennio 2024-2025, derivanti dall’attuazione del concordato preventivo biennale e le eventuali maggiori entrate derivanti dal ravvedimento speciale, saranno accantonate nel fondo per la riduzione fiscale, per essere prioritariamente destinate alla riduzione delle aliquote dell’Irpef.
In secondo luogo perché è stato sempre ribadito dal governo che la fattibilità del decremento della terza aliquota Irpef dal 35 al 33/34% e l’innalzamento del limite del terzo scaglione dal 50 mila a 55/60 mila euro, era vincolata alle risorse derivanti dal concordato preventivo biennale che scade il 31 ottobre 2024 che, tra l’altro, potrebbe anche essere prorogato, visto che commercialisti e consulenti del lavoro insistono per far slittare la data di scadenza.
Quindi, la Legge di Bilancio che oggi arriva alle Camere non prevede, cautamente, alcun gettito dal concordato anche perché, secondo un sondaggio del Il Sole 24 Ore tra i commercialisti, lo stesso riscuoterebbe pochissimi consensi e dal Mef arrivano notizie che solo da qualche giorno sono partite le adesioni degli autonomi e dei forfettari.
Ma non finisce qui, perché nonostante il grosso delle risorse sia già riservato alla riforma dell’Irpef come previsto dal decreto legge n. 155/2024, il governo è diviso. Sono due le opzioni sul tavolo: Forza Italia e Fratelli d’Italia sarebbero più propensi per uno sgravio delle tasse al ceto medio, mentre La Lega vorrebbe estendere la flat tax da 85 a 100 mila euro.
Non so come finirà la disputa, ma fino ad ora il nuovo governo ha tartassato i lavoratori e pensionati del ceto medio, privilegiando gli autonomi, per cui ha un debito con i contribuenti con redditi medio alti e, tra l’altro, non sarebbe un taglio delle tasse, ma una “restituzione” dell’aumento della pressione fiscale subita negli ultimi anni.
Le ipotesi in campo per la riduzione dell’Irpef sono molteplici, ma possono essere riassunte nello specchio a seguire.
Mentre nelle tabelle a seguire è indicato il risparmio fiscale in due ipotesi