ANDARE IN PENSIONE, IL DILEMMA: MEGLIO PRIMA O DOPO?

 7 marzo 2024 1° Lgt. in pensione Antonio Pistillo

Dopo tanti anni di lavoro arriva il momento della pensione, per iniziare una nuova fase della vita, dedicando più tempo ai familiari e agli interessi o intraprendendo una nuova attività.

Insomma, è una scelta di vita che comporta cambiamenti profondi, ma che passa, inevitabilmente, attraverso la valutazione del tasso di sostituzione, cioè il rapporto in % tra l’importo del primo rateo pensionistico e l’ultimo stipendio percepito prima del pensionamento.

Prima della Riforma Dini del 1995, il sistema retributivo assicurava al personale del Comparto Difesa e Sicurezza un trattamento pensionistico, di fatto, oltre il 100% dell’ultimo stipendio percepito prima della cessazione dal servizio con 40 anni di contributi.

Il sistema contributivo, introdotto progressivamente dal 1° gennaio 1996 (riforma Dini) per ridurre la spesa pensionistica pubblica ha, invece, basato il valore del trattamento pensionistico su tre fattori: l’entità dei contributi versati; l’andamento del prodotto interno lordo e l’età di cessazione dal servizio.

Per effetto della riforma Dini prima e quella della Fornero dopo, il tasso di sostituzione garantito dalla previdenza pubblica obbligatoria è diminuito, generando incertezza nel futuro. Questo gap, in teoria, doveva essere colmato dalla previdenza complementare, il cd. secondo pilastro, che tuttavia, ad oggi, non è stata ancora introdotta per il personale del Comparto Difesa e Sicurezza.

Ai dubbi soggettivi, si sommava l’inquietudine di non di conoscere esattamente l’importo della pensione, in quanto l’amministrazione centrale era assente in tal senso e solo alcune iniziative dei singoli negli enti decentrati sopperivano a tale mancanza che, in alcuni casi, venivano anche osteggiate dai superiori diretti e indiretti.

Oggi le cose, per fortuna, sono cambiate e sono tante le iniziative a livello centrale che danno una risposta in merito al trattamento nelle varie ipotesi di cessazione, dal trattamento di anzianità, a quello col moltiplicatore e in ausiliaria, fino a stimare quello al termine dei 5 anni di ausiliaria.

Ovviamente, queste simulazioni non possono che tenere conto degli elementi raccolti in banca dati e dello stipendio in godimento alla data dell’istanza finalizzata al conoscere l’entità del trattamento.

Oggi, con questo articolo si vuole evidenziare che il posticipare la data di cessazione al limite di età non solo permette, ovviamente, di fruire di un trattamento migliore, ma fa sì che la forbice tra i vari trattamenti è maggiore di quella che appare al momento della simulazione, in quanto influenzata, non solo dalla maggiore anzianità di servizio, ma anche da eventuali adeguamenti contrattuali.

Di converso, invece, potrebbe influire negativamente la diminuzione del coefficiente di trasformazione (il coefficiente che trasforma in pensione il montante contributivo accumulato dal 1996 al congedo) con l’aumentare delle aspettative di vita di cui bisogna tenere conto nel calcolo nel tempo, ma che nell’esempio a seguire non ha prodotto effetti, in quanto, come enunciato in un precedente articolo pubblicato il 23 ottobre 2023, le aspettative non aumenteranno, matematicamente, fino al 31/12/2028.

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