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Cappellani militari abili, arruolati e ben pagati. Ovviamente dallo Stato. Il Consiglio dei ministri, nella riunione dell’8 febbraio, ha infatti approvato lo «schema di Intesa tra la Repubblica italiana e la Santa sede sull’assistenza spirituale alle Forze armate».
È il risultato dei lavori, iniziati nel 2015, della Commissione bilaterale Italia-Santa sede che avrebbe dovuto presentare una proposta di riforma dell’intero sistema dei preti-soldato. Si era addirittura ventilata l’ipotesi, dopo alcune dichiarazioni a mezzo stampa dei vertici dell’Ordinariato militare (l’arcivescovo castrense, mons. Marcianò, e il suo vicario, mons. Frigerio), di una possibile smilitarizzazione dei cappellani militari che, essendo inquadrati nella gerarchia delle Forze armate, hanno i gradi e un lauto stipendio statale, soprattutto gli ufficiali.
Come invece ampiamente prevedibile – le gerarchie ecclesiastiche hanno sempre affermato di non voler rinunciare né alle stellette né al denaro pubblico – tutto resta come prima. Quelle dei più alti in grado della gerarchia clerical-militare erano parole al vento, o fumo negli occhi. Leggi tutto, clicca QUI