Ce lo chiede l’Europa: e ora anche i militari potrebbero avere un sindacato

Ora la palla passa alla Corte costituzionale. A chiamare in causa la Consulta, che dovrà decidere sul diritto dei militari ad avere un sindacato, è stata la quarta sezione del Consiglio di Stato dopo l’esame del ricorso presentato da un brigadiere della Guardia di finanza. Il finanziere Francesco Solinas ha chiesto di costituire un vero e proprio sindacato, ma la legge italiana e il codice militare negano questa possibilità ai componenti delle forze armate (esercito, marina, aeronautica, carabinieri e finanza).

Secondo il ricorrente, gli organismi di rappresentanza militare previsti dalla legge avrebbero «natura profondamente gerarchizzata» e non sarebbero autonomi. Ecco la necessità per il militare di creare una sigla sindacale. Ma in Italia un decreto legislativo del 2010 (numero 66) vieta espressamente ai militari di costituirsi in associazioni professionali a carattere sindacale o di aderire ad altre associazioni sindacali. Tant’è che il Tar del Lazio aveva già respinto il ricorso presentato da Solinas e dall’associazione Assodipro, in prima fila per i diritti sindacali dei militari.

Ma in secondo grado il Consiglio di Stato ora ha rimandato la questione alla Corte costituzionale. Perché il decreto del 2010 sarebbe in contrasto con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo che – come ha spiegato la Corte europea dei diritti dell’uomo in due sentenze del 2014 – riconosce, anche se con possibili restrizioni nel caso dei militari, il diritto di tutti alla libertà sindacale. Se, dunque, è legittimo per gli Stati prevedere per i militari restrizioni dell’esercizio dei diritti sindacali, secondo la Corte di Strasburgo queste restrizioni non devono privare i militari e i loro sindacati «del diritto generale alla libertà di associazione per la difesa dei loro interessi professionali e morali».

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