L’attacco
«La nuova guerra americana comincia al mattino presto, cinque ore prima dell’attacco all’Afghanistan. Con una serie di riunioni al Pentagono, nella quali gli ospiti fissi sono il viceministro della Difesa Paul Wolfowitz, il generale Richard Myers, capo delle operazioni militari, il suo numero due, Peter Pace.
Briefing domenicali, giudicati “inusuali”. Sono il segnale che qualcosa sta per accadere. Nessuna smentita, anzi». Inizia così, sul Corriere della Sera di lunedì 8 ottobre 2001, l’articolo dell’inviato a Washington Marco Imarisio sull’inizio dell’attacco al regime dei talebani in Afghanistan. La macchina bellica americana era pronta per l’attacco al «Paese canaglia», accusato di ospitare il nemico pubblico Osama bin Laden e altri protagonisti del terribile attentato dell’11 settembre.
Il mondo se ne renderà conto poco dopo: «Alle 12.40, ora di Washington, le televisioni interrompono i programmi per mostrare le immagini dei missili sopra la notte di Kabul. Un alto ufficiale si limita a “dare conferma” di quello che è già chiaro a tutto il mondo».