Quando si riusciva a intervenire per tempo, una linea diretta che passava dal Ministero della Difesa faceva squillare il telefono in casa Scrofani dove il maresciallo viveva con la moglie Zeole e i suoi due figli, all’epoca ragazzi. Poco dopo, arrivavano i Carabinieri, o la Polizia, con le sirene spiegate e lo accompagnavano sul luogo della bomba. In casa calava un’atmosfera di silenziosa angoscia fino a che non giungeva la telefonata liberatoria: “Tutto bene signora, suo marito sta tornando a casa”. Continua ↓
La vocazione
Il maresciallo, nato militarmente nell’Artiglieria a cavallo, reduce della Seconda guerra mondiale, si era dedicato a questa rischiosa attività dopo aver visto un amico morire, a Ragusa, a causa di una bomba d’aereo recuperata incautamente da alcuni bambini.
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