Ha portato con sé, debitamente occultata in diversi ovuli poi ingeriti, della droga in carcere al rientro dal permesso premio ma l’incauto tentativo non è sfuggito agli attenti controlli della Polizia Penitenziaria.
E’ accaduto lunedì nel carcere di Verona e darne notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, commenta: “Una proficua attività info-investigativa, condotta dal personale del Reparto di Polizia Penitenziaria di Verona, ha indotto a presumere che un detenuto nordafricano che stava rientrando in carcere da permesso premio potesse introdurre sostanza stupefacente da spacciare poi all’interno dell’istituto.
Ottenuta dall’Autorità giudiziaria l’autorizzazione all’invio al Pronto Soccorso, i successivi accertamenti strumentali hanno dato esito positivo, confermando quanto sospettato dalla PG del reparto di Verona. Il detenuto dopo il ricovero espelleva dieci ovuli contenente droga del tipo hashish.
Arrestato, è stato condannato, dopo aver patteggiato, ad una pena di mesi 8 di reclusione e 800 euro di multa. Questo risultato è stato ottenuto grazie al monitoraggio dei Coordinatori e dei poliziotti che lavorano all’interno delle sezioni detentive del carcere di Verona che sono riusciti a contrastare il fenomeno dell’introduzione di sostanza stupefacente da parte di un detenuto che fruiva di un permesso premio”.
“Il SAPPE”, prosegue, “esprime il proprio compiacimento al personale che ha operato, a riprova della professionalità e attaccamento al dovere delle donne ed uomini della Polizia Penitenziaria dell’ Istituto Penitenziario veronese, vero “carcere di frontiera” per le critiche condizioni operative e strutturali in cui versa”.
Capece ricorda anche che nella Relazione annuale 2020 della Direzione centrale per i servizi antidroga (Dcsa), che traccia l’andamento del narcotraffico in Italia e, di conseguenza, descrive il consumo di sostanze illecite da parte degli italiani, è emerso che “continua, per il terzo anno consecutivo, il trend crescente delle morti per overdose che, con un ulteriore incremento pari a 37 unità raggiunge quota 373, con un aumento dell’11,01% rispetto all’anno 2018.
In oltre la metà dei casi, la causa del decesso è da attribuire al consumo di oppiacei (169 casi all’eroina, 16 al metadone, 1 al fentanil, e 1 alla morfina). Dal 1973, anno in cui hanno avuto inizio le rilevazioni in Italia sugli esiti fatali per abuso di droga, sono complessivamente 25.780 i morti causati dal consumo di stupefacenti. L’andamento in atto è un fenomeno estremamente preoccupante, sul quale gli analisti e gli esperti delle diverse discipline dovranno continuare ad interrogarsi per individuare le cause e porre un argine non solo sul piano della repressione del traffico e dello spaccio”.
Il leader del SAPPE conclude ricordando che “la Polizia Penitenziaria è quotidianamente impegnata nell’attività di contrasto alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. Il numero elevato di tossicodipendenti richiama l’interesse degli spacciatori che tentano di trasformare la detenzione in business”.
Roma, 23 febbraio 2023
Dott. Donato CAPECE – segretario generale SAPPE