Non è certo un bel periodo per le casse del Ministero della Difesa, condannato a risarcire un militare dell’ Aeronautica ed i familiari di un militare della marina, morto di carcinoma ai polmoni.
Non sono state le numerose vaccinazioni a provocare – neppure indirettamente – l’insorgenza di un linfoma di Hodgkin su un soldato italiano impegnato in missioni all’estero. La malattia, comunque, è da collegare a ragioni di servizio per possibile esposizione a sostanze nocive. È quanto si legge in una sentenza con cui il Tar del Piemonte ha dato ragione a un militare dell’Aeronautica, condannando il Ministero della Difesa a indennizzarlo con 145 mila euro.
Missioni all’estero
Il ricorrente aveva fatto presente, tra le altre cose, che prima delle diverse missioni all’estero gli venivano somministrati «molti vaccini con conseguente indebolimento delle barriere immunitarie». Un medico di Monza interpellato dal Tar ha concluso che «l’influenza immunosoppressiva delle vaccinazioni ripetute non sembra sostenibile» non solo perché «non ci sono dimostrazioni di questa azione», ma anche per «il comportamento reattivo alle terapie» del paziente.
In Iraq nelle aree con polveri ultrasottili
Ha pesato comunque il ruolino di servizio del militare: nel 2006 in Iraq ha preso parte alla bonifica delle aree «senza protezione» e «senza riparo dalle polveri sottili e ultrasottili», fra il 2008 e il 2009 è stato impegnato in Libano nella squadra disinfettori. Bisogna tenere conto, infatti, delle indagini epidemiologiche svolte dalle Commissioni ministeriali sull’incidenza del linfoma di Hodgkin nei militari. FONTE
(ANSA) – TARANTO, 10 GEN – Il Tribunale di Taranto ha riconosciuto agli eredi di un sottufficiale della Marina militare che morì di cancro al polmone provocato dall’esposizione all’amianto a bordo delle navi militari italiane, un risarcimento complessivo di circa 700mila euro (tra speciale elargizione, rivalutazione e ratei non goduti) e una pensione mensile di 1600 euro. Lo rende noto ‘Contramianto onlus’, che ha fornito assistenza legale alla famiglia del’uomo.
“A dieci anni da quel decesso – sottolinea Luciano Carleo, presidente dell’associazione – la famiglia, composta da vedova e figlio, ottiene il riconoscimento di ‘Vittima del dovere’.
Nessuna somma potrà riportare in vita il proprio caro, ma con quel riconoscimento viene sancita la correlazione tra tumore e amianto killer. Un diritto sacrosanto per quella morte rubata che, come dimostrato da Contramianto – afferma Carleo – è stata provocata dalla inalazione delle fibre cancerogene di amianto respirate dal marinaio lavorando e vivendo sul naviglio di Stato”.
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