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Un intero paese sotto casa del presunto pedofilo 7 polizotti feriti In 15 rischiano il processo

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L’episodio risale al giugno 2011, quando un intero paese ,quello di Lolo, in provincia di Prato, cercò di linciare un presunto pedofilo. Ben sette poliziotti rimasero feriti cercando di contenere la folla inferocita


In quindici rischiano il processo per resistenza a pubblico ufficiale aggravata dal numero di persone e lesioni ai poliziotti. Sono passati otto anni e mezzo da quel giorno, noto alle cronache come il “linciaggio di Iolo”

Era la sera del 28 giugno 2011. Un intero paese si  riversò in strada per raggiungere la casa di un cinquantenne che era stato indicato come un pedofilo. Rimasero per ben cinque ore sotto il palazzo , fino ad arrivare alla porta della sua casa ,  prendendola a calci e pugni, nel tentativo di buttarla giù.

Un primo intervento della polizia riuscì a riportare la calma, ma durò poco. Arrivarono  altre persone,  circa 200 , tutte sotto il palazzo del cinquantenne,  ed ebbe inizio un vero e proprio assedio. Quell’uomo era stato accusato di aver intrattenuto, poco prima,  rapporti sessuali con un quindicenne che abitava nel suo stesso palazzo. La madre del ragazzo si accorse di quello che era accaduto e andò dall’uomo minacciandolo.


La notizia si sparse velocemente in tutti gli ambienti del paese, tranne che in quelli delle Forze dell’Ordine . Durante l’assedio arrivarono pattuglie di rinforzo ,  ma l’accoglienza fu tutt’altro che buona. Alcune persone iniziarono ad incendiare stracci, uno lanciò una sorta di bomba molotov su un’auto della polizia. Ci furono momenti di altissima tensione fra  forze dell’ordine e cittadini in preda all’ira.

I poliziotti riuscirono a mettere in  salvo l’uomo travestendolo da vigile del fuoco. La procura , in seguito ai fatti, aprì un fascicolo iscrivendo nel registro degli indagati 17 persone fra cui alcuni parenti della giovane vittima.

Oggi, dopo otto anni e mezzo si è giunti all’udienza preliminare .Per quindici persone ,il pm Lorenzo Gestri ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale aggravata dal numero delle persone e lesioni agli agenti.


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