Decade l’intercettazione telefonica, anche se fatta da funzionari preposti. Clamorosa la sentenza del TAR e ora lo stato deve pagare i danni.
Finiti nei guai per le intercettazioni, ma non c’erano prove. E adesso i giudici hanno condannato lo Stato a risarcire
«Se da un lato un militare dell’esercito deve risultare nella sua condotta irreprensibile, anche perché per le funzioni svolte deve comunque sempre sussistere un particolare rapporto fiduciario tra i cittadini e i militari, d’altro lato proprio per tale motivo le sanzioni disciplinari devono essere sorrette da una congrua motivazione e un’adeguata istruttoria, anche per le evidenti ripercussioni che esse hanno sul prestigio e sulla carriera del cittadino in armi».
di Martina Milia
La sospensione dal servizio è arrivata come fulmine a ciel sereno. Secondo le intercettazioni telefoniche, acquisite dalla Guardia di Finanza nel corso di un’indagine (era il 2012), due militari di stanza nella provincia di Pordenone erano assuntori di stupefacenti.
E’ bastato questo all’Esercito per sospenderli, ma non è bastato questo al Tar per confermare le accuse.
Il tribunale amministrativo, al quale entrambi si sono rivolti contro il provvedimento disciplinare, non solo ha accolto i ricorsi, ma ha anche condannato lo Stato (lo stesso che ha sospeso i militari) a pagare le spese legali.
Il primo militare, F.A. in servizio a Zoppola, era difeso dall’avvocato Sabrina Castellarin di San Vito al Tagliamento.
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