Guy Cardarelli è nato a Chicago nel 1935 da Guido e Marie Mele Cardarelli. Viveva dietro il negozio di alimentari di famiglia / il mercato della carne in 5th Street e Kedzie Avenue. Il padre di Cardarelli immigrò da Morrovalle, in Italia, e la famiglia di sua madre da Castelvetere in Campania.
Suo padre morì poco prima del suo quarto compleanno e la famiglia si trasferì con i nonni e lo zio materni nel quartiere di North Austin. Cardarelli è cresciuto in una famiglia italiana molto tradizionale.
Intervistato da Linda Grisolia, corrispondente di “Fra Noi” nonchè fondatrice del Museo Veterani italoamericani di Casa Italia e membro del consiglio di amministrazione, Cardarelli le ha raccontato la sua storia:
“Mio nonno era il capo della famiglia”. “Quando tornava a casa e suonava il clacson, capivi che era ora di cenare.” Ogni domenica la famiglia si riuniva a casa dei nonni, una tradizione che è continuata anche quando la famiglia è cresciuta. “Il nostro piatto italiano preferito erano i ravioli ripieni di ricotta”.
Il vino fatto in casa da mio nonno era sempre sulla tavola. “Non faceva alcuna differenza se avevi 4 o 40 anni”, dice Cardarelli. “Siamo cresciuti bevendolo come una semplice bevanda, pur senza mai esagerare.
” Cardarelli si laureò alla St. Peter Canisius Grade School e alla Austin High School. Fu accettato al St. Joseph College in Indiana e per sostenere gli studi ,di giorno lavorava, mentre la sera frequentava le scuole serali, con la convinzione che prima o posi si sarebbe arruolato nell’esercito americano, E così fece nel 1954.
Dopo l’addestramento di base della fanteria americana, fu assegnato all’addestramento avanzato con l’incarico di impiegato / dattilografo a Camp Chaffee , in Arkansas. Una volta completato l’addestramento, diventò un membro del Quartermaster Corps. Nel gennaio del 1955 l’ italoamericano salì a bordo di una nave militare sulla Costa Orientale e partì alla volta della Germania.
Ci vollero 10 giorni prima di poter sbarcare a Bremerhaven, quale membro della massiccia presenza postbellica degli alleati. Quindi si diresse a Francoforte, dove fu assegnato a Strassburg Kaserne a Idar-Oberstein. Dopo un breve periodo svolto nel magazzino di approvvigionamento, fu assegnato temporaneamente ai vigili del fuoco della base.
Un giorno – racconta – mentre si era appena fuori dalla caserma dei pompieri, la nostra attenzione fu attirata da un’auto civile che ci chiese di intervenire su di un incendio in una abitazione poco distante.
Ci precipitammo sul posto e ci rendemmo conto che la situazione era molto grave. L’ appartamento era saturo di fumo, provocato da un materasso che aveva preso fuoco. Ci precipitammo all’interno, io presi il materasso in preda alle fiamme e riuscii a portarlo all’esterno, mentre il mio capo riuscì a prendere la donna che era rimasta intrappolata , salvandola. Quando arrivò il mio trasferimento, il capo mi pregò di restare, ma decisi di continuare la mia esperienza nell’Esercito.
Fui trasferito alla Cambrai Fritsch Kaserne a Darmstadt, in Germania, una ex base di Panzer dove le sistemazioni erano “piuttosto confortevoli”. L’edificio in mattoni ospitava 30 soldati. “Ero nella sede centrale, quindi avevamo alloggi buoni”, sostiene Cardarelli.
Di tanto in tanto svolgevo il servizio di guardia a Cambrai-Fritsch. Un giorno, insieme ad un altro soldato, mentre eravamo di servizio, si avvicinò un taxi tedesco. Gli intimammo l’ alt, ma l’autista anziché invertire la marcia, iniziò ad inveire in tedesco contro di noi.
Il militare che era con me, senza esitare, si avvicinò e lo colpì alla testa con il calcio del fucile, facendolo cadere rovinosamente a terra. “Fu una scena alla quale non ero preparato – sostiene l’italoamericano”. In breve arrivò la polizia militare e l’uomo fu portato via.
Cardarelli ha anche lavorato con gli equipaggi che gestivano gli sfollati provenienti da tutta Europa, donando cibo, alloggi e uniformi . L’esercito degli Stati Uniti aveva sequestrato tutte le case degli ufficiali tedeschi , ma si stava preparando a restituirle ai legittimi proprietari.
Ci recammo in quelle case per rimuovere i mobili e gli elettrodomestici che appartenevano al governo degli Stati Uniti – racconta Cardarelli – Gli oggetti furono portati in un magazzino pieno di fango e accatastati uno sopra l’altro. Nulla fu risparmiato.
Nei ricordi del militare italomericano, c’è una particolare attività commerciale che operava in uno dei pochi edifici che erano rimasti in piedi in quella zona : ” Roma Pizza”. “C’era ancora molta distruzione e la stessa autostrada era in gran parte inutilizzabile. In alternativa si percorreva una strada di ciottoli che fungeva da via principale tra Darmstadt e Francoforte.
Cardarelli all’inizio della seconda guerra mondiale aveva 5 anni e ricorda vividamente la propaganda antinazista. Suo zio Tony combatté in Italia durante la seconda guerra mondiale e fu insignito della “stella di bronzo”. Lavorò anche come interprete.
All’età di 20 anni, Cardarelli comprese gli effetti collaterali di quella guerra che lui visse da lontano, quando ancora era un bambino nella sua Chicago. Quando giunse in Europa, la famiglia gli inviò 100 dollari per permettergli di visitare i parenti rimasti in Italia.
Il militare incontrò zie, zii e cugini da entrambi i lati della famiglia. Lasciò la Germania per gli Stati Uniti nell’agosto del 1956, dove rimase in servizio attivo per altri 24 mesi, un anno nelle riserve attive dell’armeria della Guardia Nazionale a North Riverside e l’altro nell’addestramento a Camp McCoy, nel Wisconsin.
Conseguì una laurea in scienze dell’educazione presso la Illinois State University e un master in arti teatrali presso la Northern Illinois University. In seguito divenne insegnante di scuola superiore ed esercitò la professione per 30 anni, di cui due alla scuola superiore Kaiserslautern in Germania, dove insegnava ai bambini del personale militare .
Riguardo la sua sua esperienza nell’esercito americano, Cardarelli afferma: “È stato un periodo della mia vita indimenticabile che ancora oggi reputo un grande vantaggio.
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