Di seguito le tabelle che mostrano quanto inciderà negativamente la manovra del governo Meloni sui pensionati che percepiscono poco più di duemila euro. Si stima una perdita di diecimila euro in dieci anni.
7 febbraio 2023 1° Lgt. in pensione Antonio Pistillo
Nei precedenti articoli abbiamo visto come le pensioni non sono state mai rivalutate in base all’inflazione e che tutti i governi, ad esclusione di quello di Draghi, hanno fatto cassa con i pensionati.
Quindi, se è vero che la minore indicizzazione non è certo un’invenzione del governo Meloni (Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e Conte hanno fatto lo stesso), è altrettanto vero che un conto è limitare l’adeguamento quando l’inflazione era vicino allo zero o, nella migliore delle ipotesi, poco sopra 1% e un conto è limitarlo quando l’inflazione viaggia a doppia cifra nel 2023 e stimata al 6,5% per il 2024 (ultima proiezione della Banca di Italia)
Il governo Meloni ha previsto una riduzione dell’adeguamento per il 2023 e 2024 e i pensionati non recupereranno quanto perso in questo biennio, pertanto il danno si trascinerà nel tempo.
Già i pensionati sopra i 2.100 euro lordi (circa 1.600 netti) saranno penalizzati, sia nel 2023 che nel 2024 e, come si diceva, questa penalizzazione non sarà mai recuperata e sarà per sempre, come da tabella seguente che evidenzia la perdita economica a 10 anni.
La danno economico, in effetti, sarà maggiore di quanto indicato nella tabella, in quanto basato sulla rivalutazione provvisoria del 7,3%, ma l’Istat ha certificato che l’inflazione è continuata a salire nell’ultimo trimestre del 2022, attestandosi ad un definitivo + 8,1%. Pertanto, dal 1 gennaio del 2024 le pensioni dovranno essere adeguate di un altro +0,80 (ridotto nelle varie fasce) con gli arretrati per tutto il 2023, oltre che l’adeguamento del tasso Istat provvisorio per il 2024 che sarà diffuso con decreto a fine novembre.