Un maresciallo dell’Esercito Italiano è stato condannato a risarcire il Ministero della Difesa, della somma complessiva di euro 92.386,00 per un ammanco di 13476 buoni pasto del valore variabile tra i 7,00 ed i 4,65 euro.
La Procura ha contestato al maresciallo alcune anomalie emerse nella gestione dei buoni pasto corrisposti al personale dipendente e in servizio presso gli uffici di diretta collaborazione del Ministro della Difesa.
Dopo l’avvio di un inchiesta amministrativa, disposta ai sensi dell’art. 452 del d.P.R. 15 marzo 2010, n. 90, emerse che nell’aprile 2017, a seguito di segnalazioni provenienti dal personale dell’Ufficio di Gabinetto, durante un primo riscontro dal Capo della segreteria di quest’ultimo Ufficio sui buoni pasto erogati nel 2016, emerse che il numero dei buoni pasto assegnati era superiore a quello dei ticket effettivamente ricevuti.
L’addetto alla rendicontazione, il maresciallo dell’esercito appunto, aveva giustificato gli ammanchi parlando di errori e di incongruenze contabili . La successiva inchiesta amministrativa, che ha preso in considerazione il periodo da gennaio 2014 a luglio 2017, invece confermò, soprattutto per il periodo tra maggio 2015 e gennaio 2017, le discrasie già emerse tra i buoni pasto distribuiti al personale e quelli rendicontati dall’Ufficio di Segreteria del Gabinetto all’Ufficio Gestione tecnico amministrativa dello stesso.
In particolare,sarebbe stata confermta, con riferimento esclusivo al personale militare, l’ipotesi di una rendicontazione dei buoni pasto in numero sistematicamente e notevolmente (nell’ordine delle migliaia di ticket) superiore a quanto richiesto dalle singole articolazioni e, conseguentemente, distribuito in concreto al personale, con la conseguenza che l’amministrazione avrebbe pagato dunque somme prive di utilità, in quanto i relativi titoli non sarebbero risultati concretamente pervenuti al personale, pur se rendicontati.
Questo ha causato un notevole danno erariale consistente nella mancanza o sottrazione di 13.416 buoni pasto del valore nominale unitario pari ad euro 7,00 o euro 4,65 – a seconda della categoria del personale beneficiario, rispettivamente, non dirigenziale o dirigenziale – oltre ad alcune eccedenze di buoni pasto in carico ma non restituiti (in tutto 87 del valore unitario di euro 4,65 e 293 di euro 7,00, per un totale, a questo titolo, di ulteriori euro 2.455,55 di ammanco), per cui la quantificazione complessiva del danno dovrebbe essere riferita alla differenza tra il totale dei buoni pasto rendicontati e il totale di quelli effettivamente distribuiti, pari, nel complesso, ad euro 92.386,65 (di cui euro 89.931,10 a titolo di differenze di rendicontazione ed euro 2.455,55 a titolo di eccedenze non restituite).
Stralcio della sentenza della Corte dei Conti (segue esito del processo nel tribunale militare)
Dagli atti versati in giudizio risulta accertata la responsabilità del maresciallo omissis per il periodo (2014-2017) in cui si è occupato della gestione dei buoni pasto del personale militare, ivi compresa la relativa rendicontazione.
L’odierno convenuto ha posto in essere un comportamento gravemente negligente, da cui è conseguito un danno erariale, corrispondente al valore nominale della differenza di valore tra il totale dei buoni pasto rendicontati e il totale di quelli effettivamente distribuiti, pregiudizio pari, nel complesso, ad euro 92.386,65 (di cui euro 89.931,10 a titolo di differenze di rendicontazione ed euro 2.455 a titolo di eccedenze non restituite).
Il militare non ha esercitato, con la dovuta diligenza, i compiti di preposto alla gestione dei ticket, a partire dall’omessa tenuta di un registro di carico e scarico. La condotta del militare costituisce una grave violazione degli obblighi di servizio che configura un’ipotesi di responsabilità amministrativa per il danno conseguente subito dall’ente stesso a titolo di sottrazione di somme di sua pertinenza (gli ammanchi non risultano essere stati mai ripianati).
L’art. 194 del citato r.d. n.827/1924 stabilisce che le mancanze di danaro avvenute per causa di furto, di forza maggiore, etc. …, non sono ammesse, a discarico degli agenti contabili, se essi non esibiscono le giustificazioni stabilite nei regolamenti e non comprovano che a essi non sia imputabile il danno, né per negligenza né per indugio frapposto nel richiedere i provvedimenti necessari per la conservazione. Neppure possono essere discaricati “quando abbiano usato irregolarità o trascuratezza» nella tenuta delle scritture corrispondenti”.
La Corte dei Conti – Sezione giurisdizionale per la Regione Lazio, definitivamente pronunziando,
CONDANNA
il militare al pagamento, in favore del Ministero della Difesa, della somma di euro 92.386,65, oltre interessi legali dalla rendicontazione alla sentenza e, sulla somma così determinata, interessi legali dalla sentenza al soddisfo.
Stralcio sentenza del Tribunale Militare ↓
Il militare pur avendo sostenuto la propria innocenza e respingendo tutte le accuse, è stato condannato a 3 anni e tre mesi di reclusione. Secondo il giudice, gli inquirenti hanno rilevato “svariati elementi indiziari” che hanno dimostrato l’esistenza di “una sistematica alterazione di dati contabili ad uso interno , volta a occultare l’indebita appropriazione da parte del gestore di quegli stessi buoni, fatti figurare come assegnati ai singoli militari beneficiari”.
Il maresciallo dell’Esercito Italiano probabilmente cercherà di far valere le proprie ragioni in “appello” , sede nella quale potrà ambire almeno in una riduzione della pena inflitta dalla I sezione del Tribunale militare di Roma.
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