Il Sindacato Italiano Autonomo Militare Organizzato esercito (S.I.A.M.O. Esercito) è stato informato dal personale iscritto che in un Ente, da alcuni giorni è iniziata una vera e propria caccia alle streghe che ci riporta alla mente le azioni perpetrate dall’inquisizione medioevale in linea con l’allora dottrina del Malleus Maleficarum.
Sembrerebbe iniziata una nuova era di schedatura del personale per opinioni sindacali; da qualche giorno infatti, impazza in tutte le chat WhatsApp di un Ente un messaggio, che riportiamo integralmente “Buongiorno, facendo seguito ad una richiesta del Comando Reggimento chiunque faccia parte ad associazioni sindacali militari dovrà comunicarci il proprio nome e eventuale carica ricoperta entro il 23 cm. Grazie”
Si chiede di conoscere con termini perentori, non solo eventuali cariche direttive ricoperte all’interno di associazioni professionali a carattere sindacali tra militari, ma addirittura di comunicare anche eventuali semplici adesioni, nel tentativo crediamo, di fermare l’onda di libertà iniziata con la sentenza 120 del 2018 della corte costituzionale.
A questo punto ci preme prima di tutto rassicurare gli iscritti di questo sindacato che NESSUNO ha facoltà di chiedervi ed obbligarvi in nessun modo a comunicare se si è iscritti a sindacati e che l’amministrazione non ha alcuna autorità su questo.
Tale forma di controllo, mirata forse a impaurire il personale degli Enti, rappresenta una gravissima violazioni delle leggi e delle norme attualmente in vigore:
–dell’art.9 del GDPR – Regolamento generale sulle protezione dei dati (UE/2016/679)“è vietato trattare dati personali che rivelino l’origine razziale o etnica, le opinioni politiche, le convinzioni religiose o filosofiche o l’appartenenza sindacale, […]”;
–come in analogia ribadito dall’art.8 della Legge 300/1970(Divieto di indagini sulle opinioni)“E’ fatto divieto al datore di lavoro, ai fini dell’assunzione, come nel corso dello svolgimento del rapporto di lavoro, di effettuare indagini, anche a mezzo di terzi, sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore, nonché su fatti non rilevanti ai fini della valutazione dell’attitudine professionale del lavoratore.”;
–delle stesse Circolari Ministeriali pubblicate dall’allora Ministro della Difesa pro-tempore che sanciscono che tale adesione è in linea con il quadro normativo vigente e deve essere portata all’attenzione della linea gerarchica sono in alcuni casi specifici.
Il tentativo stesso del datore di lavoro, di porre in essere atti o comportamenti materiali di tipo discriminatorio, ossia che determinano, a carico dei lavoratori, un trattamento peggiore rispetto a quello dei loro colleghi, derivante da motivi sindacali (o politici, religiosi, razziali, di lingua e di sesso) o che impedisca o limiti l’esercizio della libertà e dell’attività sindacale, mette in atto una gravissima condotta antisindacale.
Pertanto nel riservarci ogni azione utile alla difesa della serenità e dei diritti dei nostri iscritti, procedendo nella modalità previste dalla legge, per contrastare le gravissime violazioni poste in essere e il comportamento antisindacale che si sta perpetrando, ci aspettiamo fin da subito, una presa di posizione chiara dello Stato Maggiore Esercito contro tali comportamenti deviati non in linea con le disposizioni vigenti, per scongiurare il diffondersi a macchia d’olio di tali comportamenti cancerogeni per la libertà e la democrazia.
Questa è la palese dimostrazione di vivere in un mondo, quello militare, che nonostante le sentenze, le proposte depositate in parlamento, le discussioni e le aperture, è refrattario ad accettare il cambiamento in ogni sua forma.
Siamo pertanto qui a ribadire alla compagine politica, che sta attraversando un momento politico difficile e delicato per la nazione, di tornare con la massima urgenza sulla sempre più necessaria, approvazione della legge sindacale, dando il via ad una nuova era che ci faccia uscire da questo pantano oscuro e dagli anni bui dei diritti sindacali.
IL DIRETTIVO NAZIONALE
S.I.A.M.O. Esercito
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