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Sappe: Prossimo governo istituisca Commissario Straordinario per le carceri con poteri speciali per la Penitenziaria

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Chiediamo al prossimo Governo un Commissario Straordinario per le carceri con poteri speciali per la Polizia Penitenziaria

L’ideale sarebbe un Gabrielli o un Bertolaso oppure un Gratteri o un Di Matteo, personaggi abituati a risolvere i problemi senza farsi condizionare dalla politica

La New York degli anni Ottanta

Negli ultimi decenni del secolo scorso, New York ha vissuto uno dei periodi più bui della propria storia.
Sembrava di essere tornati nella città di Gangs of New York, il famoso film di Martin Scorsese.
La criminalità spadroneggiava in tutti i quartieri ed i reati erano all’ordine del giorno; il picco fu raggiunto nel 1990 con 527.000 crimini commessi nella city, dei quali 2.245 omicidi.
Poi, nel 1993, Rudolph Giuliani viene eletto sindaco della metropoli statunitense, dopo una campagna elettorale che prometteva ordine e legalità.
E fu davvero ordine e legalità.
Non a caso, durante il suo mandato, Giuliani si conquistò il soprannome di Sceriffo.
Quando lo Sceriffo si insediò come sindaco, New York era una città considerata unanimemente ingovernabile e senza speranza, proprio a causa della piccola e grande criminalità.
Interi quartieri non erano frequentabili e la gente aveva paura.
La polizia newyorchese, anche per evitare accuse di razzismo, aveva smesso di punire o prevenire i piccoli comportamenti sociali definiti burocraticamente disordinati e, di fatto, aveva decriminalizzato i cosiddetti reati senza vittime.
E tutto ciò nonostante fosse evidente che i reati gravi si moltiplicavano proprio dove regnava il disordine sociale.

Cosa fece lo Sceriffo Rudolph Giuliani?

Giuliani aveva un passato da Procuratore Antimafia e, grazie anche alle qualità del capo della polizia William Bratton, riuscì a far diminuire i reati violenti del 75 per cento, i crimini in generale del 56 per cento e gli omicidi del 66 per cento, trasformando quella che fino a pochi anni prima era definita la capitale criminale del paese, nella metropoli più sicura d’America.

Come è riuscito lo Sceriffo Giuliani a raggiungere questo risultato?

Ci è riuscito cominciando a far punire le piccole infrazioni, nella convinzione che le piccole mancanze possono trasformarsi in grandi trasgressioni e che se vengono continuamente consentite le persone le metteranno in pratica sempre di più.

Rudolph Giuliani mise in pratica quella che, successivamente, fu chiamata la politica della tolleranza zero.

La politica della tolleranza zero discende dalla teoria delle finestre rotte, un principio secondo il quale è necessario perseguire le infrazioni minori per evitare il diffondersi di reati più gravi.

La teoria venne elaborata per la prima volta in un articolo del 1982 da due scienziati sociali, James Q. Wilson e George L. Kellin che si basarono su un esperimento di psicologia sociale, effettuato dal Professor Philip Zimbardo nel 1969.

La teoria delle finestre rotte

La teoria delle finestre rotte (conosciuta anche come teoria dei vetri rotti) sostiene che il degrado dell’ambiente genera la sensazione che la legge non esista tanto che, in una situazione nella quale non esistono norme, è più probabile che si producano atti vandalici.

Per fare un esempio, immaginate di camminare per strada mangiando bruscolini e, alla fine, vi ritrovate tra le mani un sacchetto di bucce da buttare. Se il cestino della spazzatura è lontano, la prima cosa che farete è guardare per terra.

Ebbene, se vedete che c’è già della spazzatura è molto probabile che butterete le bucce per terra, viceversa se sotto ai vostri piedi tutto è pulito, probabilmente ci penserete dieci volte prima di buttare della spazzatura fuori dal cestino.
Questo è più o meno quello che sostiene la teoria delle finestre rotte con riguardo alla commissione di reati.

La prevenzione del crimine attraverso la progettazione ambientale (CPTED)

In realtà, oltre alla teoria delle finestre rotte, Giuliani si ispirò anche ad un’altra teoria psico-sociale, quella del Crime prevention through environmental design (CPTED) formulata dal criminologo C. Ray Jeffery nel 1971, ridefinita in Italia La prevenzione del crimine attraverso la progettazione ambientale.

Le strategie del CPTED hanno come obiettivo influenzare il delinquente prima che commetta un crimine.
Le azioni preventive da mettere in pratica sono:
La sorveglianza spontanea, che mira ad aumentare l’apprensione del potenziale criminale con il rischio di essere visto. Si realizza attraverso la disposizione fisica di oggetti, attività e persone in modo tale da aumentare visibilità e interazione sociale positiva affinché gli offensori potenziali avvertano un aumentato controllo e limitazioni sui loro eventuali percorsi di fuga.

Il controllo di accesso naturale, che punta a limitare i comportamenti criminali differenziando chiaramente gli spazi pubblici da quelli privati attraverso maggiore illuminazione, ingressi ed uscite selettive, recintando e creando ampi spazi che limitino l’accesso o generino un flusso controllato.

l rinforzo territoriale naturale mirato ad un maggiore controllo sociale attraverso l’aumento della definizione degli spazi e della percezione di proprietà privata in un ambiente dove estraneo e intruso sono identificabili più facilmente.

Le analogie tra le carceri italiane e la New York degli anni Ottanta

Credo che anche il lettore meno attento avrà trovato qualche analogia tra la condizione della New York degli anni novanta e la situazione attuale delle carceri italiane.
Infatti, anche i penitenziari italiani, come la Grande Mela del fine secolo scorso, sono ormai “considerati unanimemente ingovernabili e senza speranza” perlopiù perché al loro interno, in nome di una politica troppo permissiva, “si è smesso di punire o prevenire i piccoli comportamenti sociali definiti burocraticamente disordinati”.

Allorquando, al contrario, secondo la teoria delle finestre rotte sarebbe assolutamente necessario perseguire anche le infrazioni minori per evitare il diffondersi di reati più gravi.

Nelle carceri sarebbe necessaria anche la prevenzione del crimine con progettazione ambientale

Nelle carceri, in questo momento storico, sarebbe necessario applicare proprio la tolleranza zero dello Sceriffo Giuliani per cercare di riprendere in mano la situazione, magari applicando anche i metodi della teoria della prevenzione del crimine attraverso la progettazione ambientale.

Ad esempio, la sorveglianza spontanea (piuttosto che quella dinamica) affinché nelle sezioni si torni a percepire “un aumentato controllo”.

il controllo di accesso naturale per ripristinare “la differenziazione tra gli spazi accessibili e quelli privati intervenendo sull’illuminazione, inserendo ingressi ed uscite selettive, recintando e creando ampi spazi che limitino l’accesso o generino un flusso controllato”.

E, infine, il rinforzo territoriale naturale “aumentando la definizione degli spazi e della percezione di divieto di accesso in un ambiente dove devono essere identificati più facilmente gli intrusi”.

Insomma, ci vorrebbe un Rudolph Giuliani a capo dell’amministrazione penitenziaria affinché venga ricostituita l’Autorità dello Stato nelle carceri italiane e la Polizia Penitenziaria possa riprendere in mano la situazione dell’esecuzione penale.

Poteri speciali e uomini speciali

E per far questo, è indispensabile conferire poteri speciali ad uomini speciali.
E gli uomini che ci sembrano più adatti sono proprio quelli che hanno avuto a che fare con situazioni critiche ed eventi straordinari dimostrando di saper gestire l’emergenza.
Per fare solo qualche nome, uomini come Bertolaso o Gabrielli. Oppure Gratteri e Di Matteo.

Insomma, persone straordinarie per affrontare eventi straordinari perché sappiamo bene che anche se si riuscisse a creare l’organizzazione migliore al mondo, se poi viene messa in mano a degli incapaci sarà sempre e comunque un fallimento.

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