Riforma Fiscale: Possibili vantaggi per contribuenti con redditi da 28.000 a 50.000 euro€

 30 gennaio 2023 – 1° Lgt. in pensione PISTILLO Antonio

RIFORMA FISCALE, LE NOVITA’ DOPO L’APPROVAZIONE DELLE DELEGA

Due sostanzialmente le novità emerse dopo la presentazione della delega fiscale il 16 marzo 2023 in materia di Irpef.

La prima novità è relativa ai tempi previsti per la riduzione da 4 a 3 aliquote, in quanto sembra che il governo abbia l’intenzione di anticipare il passaggio con la prossima legge di bilancio e, pertanto, produrre effetti già sulla busta paga di gennaio 2024.

La seconda viene dal vice-ministro dell’Economia, Maurizio Leo, che ha confermato alcune indiscrezioni di stampa per cui l’obiettivo della maggioranza sarebbe di accorpare in un’unica aliquota Irpef i primi due scaglioni di reddito, significando che occorrerà recuperare dal calderone delle detrazioni fiscali le risorse con cui finanziare il taglio delle tasse.

Pertanto, l’ipotesi che, a questo punto, prende sempre più piede consiste nell’applicare un’unica aliquota sui primi due attuali scaglioni di reddito, quindi il 23% da zero a 28.000, il 33% da 28.000 a 50.000 e il 43% oltre i 50.000 euro, come da specchio a seguire. aliquote e scaglioni IRPEF vigenti Ipotesi aliquote

In valore assoluto, questa eventuale ipotesi offrirebbe i maggiori vantaggi ai contribuenti con redditi da 28.000 a 50.000 euro all’anno, ma in termini relativi, tuttavia, assicurerebbe un taglio delle tasse equamente distribuito tra i 23.000 e 90.000 mila euro, come si evince dallo specchio del calcolo del risparmio fiscale nelle varie fasce di reddito.

Come accennato in precedenza, le risorse per il taglio delle tasse avverrà tramite una riduzione e modifica delle oltre 600 detrazioni fiscali attualmente vigenti, ma dovrebbero fare eccezione quelle legate alla sanita, all’istruzione e alla previdenza complementare, oltre che le deduzioni sugli interessi passivi dei mutui prima casa.

Attualmente, è fissata a 120.000 euro la soglia oltre la quale la detrazione scende sotto il 19%, con eccezione delle spese sanitarie, degli interessi per l’acquisto e la costruzione dell’abitazione principale e bonus edilizi, con le seguenti differenze:

  • per redditi compresi entro i 120.000 euro, il contribuente può accedere alla detrazione intera del 19%; 
  • tra i 120.000 ed i 240.000 euro di reddito, si passa ad una detrazione che diminuisce progressivamente all’aumentare del reddito;
  • superiore ai 240.000 euro la detrazione viene totalmente azzerata.

Tra le ipotesi che sono al vaglio, vi è quella di andare a modificare il meccanismo di décalage che porta ad una riduzione delle detrazioni fiscali man mano che aumenta il reddito e la soglia dei 120.000 euro potrebbe abbassarsi a 60.000 euro e quella di un taglio sulle detrazioni con metodo forfettario, in base ai redditi e ai nuovi scaglioni Irpef che prevedrebbe una percentuale del 4% del proprio reddito per lo scaglione inferiore, 3% per lo scaglione intermedio e 2% per lo scaglione più alto.

(a) La riduzione si riferisce solo agli oneri indicati nell’articolo 15 del Tuir – Dpr 917/1986, ad eccezione delle spese sanitarie e degli interessi relativi ai prestiti e ai mutui agrari di ogni specie, ai mutui contratti per l’acquisto e la costruzione dell’abitazione principale.

(b) la riduzione dovrebbe avvenire salvaguardando le eccezioni di cui al punto (a)

Con la prima ipotesi, il dècalage delle detrazioni non produrrebbe effetti per i redditi fino a 60.000 euro, ma una riduzione graduale al crescere del reddito oltre tale soglia, fino ad azzerarsi oltre i 120.000 euro.

Con la seconda ipotesi, invece, si verificherebbe un drastico taglio delle detrazioni, di circa il 33% per un reddito di circa 17.000 euro, fino al 95% per un reddito di 119,000 euro, ovviamente sempre al netto delle detrazioni principali che rimarrebbero fuori dal taglio e che oggi sono quelle indicate al punto (a), oltre ai bonus edilizi.

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