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Quando lo stalker è il perseguitato. Carriera bloccata al militare costretto a difendersi da accuse infondate

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Questa è la storia di un militare, di un uomo che indossa con orgoglio una divisa, ma che , proprio a causa di quella divisa, è costretto a subire tutta una serie di “provvedimenti  cautelari” che lo segneranno per sempre nella vita e nella carriera.

È sufficiente una denuncia per “stalking” affinché l’Amministrazione militare intervenga sul proprio dipendente, bloccandogli di fatto la carriera fino al termine del contenzioso. L’Amministrazione non entra nel merito, attende soltanto l’esito del processo, poi decide le ulteriori misure da intraprendere.


Ma se l’accusa fosse infondata? Un militare denunciato per stalker  deve sobbarcarsi  un blocco di carriera denigrante. Scompare inesorabilmente da tutte le graduatorie di avanzamento, come fosse già stato condannato, malgrado il processo sia ancora in corso.

Di seguito vi riportiamo integralmente il post dell’ Avvocato Michela Scafetta, un Guru del diritto militare. Il processo nei confronti di un suo assistito, tuttora in corso, viene rinviato di ulteriori 6 mesi,  allungando inevitabilmente la trafila giudiziaria .

Mentre aspetto di rientrare da Salerno a Roma, via Napoli, su uno dei miei soliti treni – scrive la Scafetta – vi racconto di oggi. Un processo che mi ha messo di ottimo umore perché sembra che tutto si stia delineando per il meglio.

Uno di noi, 7 anni fa, ha avuto la sfortuna di conoscere una donna completamente folle.
Pazza da legare ma molto bella. Questa signora che non comprendeva cosa vuol dire essere la donna di un militare, era particolarmente gelosa che lui non tornava spesso a casa da lei. Pensava che dietro i turni (pesanti) si nascondessero infedeltà e scuse. Così dopo continui litigi, un bel giorno, si rivolse ad un suo amico comandante di stazione per farla pagare a questo ragazzo che nel frattempo, stanco delle continue scenate di gelosia l’aveva lasciata.


Cinque anni fa – continua l’avvocato – partiva la prima denuncia fondata sul nulla, su alcuni messaggi estrapolati a regola d’arte e 4 anni fa iniziava il processo per stalking. In 4 anni, il giudice è cambiato due volte, il tribunale ha perso il fascicolo tre volte, più volte la parte offesa o i testimoni della stessa non si sono presentati.

La carriera del nostro amico, inutile dire, “congelata” come “bloccata” restava anche la sua giovane vita personale. È pur sempre un’imputato per un delitto pesante. Persecuzioni ai danni di una donna e maltrattamenti.Circa tre anni fa la persona offesa davanti al giudice con una innocenza disarmante confermava la sua gelosia e confermava di sentirsi trascurata. “Lui non tornava mai da me”.

Alla scorsa udienza, un anno fa, il giudice invitava la donna a rimettere la querela. Lei no, continuava ad andare per la sua strada. La vendetta doveva essere servita.
Oggi – sostiene la Scafetta – sono stati sentiti due testimoni della donna che hanno confermato che la donna non è stata mai perseguitata o stalkerata dal nostro amico. Alle mie domande incalzanti hanno risposto più di quello che immaginassi. Lui è solo una vittima.



Il giudice ascoltava e meditava sulle risposte. Oggi il processo è stato rinviato ad aprile, altri sei mesi di attesa una un’udienza che non segnerà la fine di questa ingiustizia ma ancora un altro passaggio, un altro rinvio. La vita di questo ragazzo – conclude l’avvocato – rimane sospesa, vittima non solo di una folle che al posto di andare da uno psichiatra si rivolgeva ad un esorcista (purtroppo è vero) ma vittima di un sistema malato che permette di procrastinare un processo per anni nonostante il nostro amico abbia rinunciato ai benefici della prescrizione.

Caro amico, noi siamo con te a darti forza e quel giorno la tua vittoria sarà di tutti noi! ❤️

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