“Ancora una volta un’ aggressione di un detenuto verso il personale di Polizia Penitenziaria di Perugia Capanne. Questa volta è costata 10 giorni di prognosi ad un Assistente capo Coordinatore della Polizia Penitenziaria dopo essere stato aggredito da un detenuto di etnia tunisina presso il reparto psichiatrico dell’ospedale di Perugia”, spiega Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
“Alle ore 22:00 circa il detenuto chiedeva di uscire dalla cella dove stava ubicato, ma dopo i vari e giusti dinieghi da parte del Personale di Polizia Penitenziaria, passati qualche minuto, si è avventato contro l’Assistente capo sferrandogli un pugno alla testa e successivamente colpendolo più volte al fianco e alla spalla, Immediatamente l’altro collega presente andava in soccorso, chiedendo anche l’ausilio del personale infermieristico presente, con il quale si riusciva a calmare la furia del detenuto.
Successivamente veniva contattato l’istituto per avere un intervento di supporto di altro personale, che raggiungeva in poco tempo il nosocomio dando supporto e per far si che il collega fosse portato al pronto soccorso per le cure.
Questa volta si è sfiorata nuovamente la tragedia, anche perché il detenuto di grossa stazza fisica e conosciuto nell’ambito carcerario, si è sempre reso protagonista di aggressioni sul personale di Polizia Penitenziaria, e questa volta se non vi fosse stato la prontezza dei poliziotti e l’immediato intervento del personale infermieristico sarebbe successo il peggio.
Sembrerebbe infine che, dopo la vile aggressione effettuata nei confronti dell’Assistente Capo Coordinatore al quale va tutta la nostra solidarietà, il collega avrebbe chiesto più volte al medico del reparto se era il caso di contenerlo, ma da parte dello stesso vi è stata risposta negativa”.
Spiega Donato Capece, segretario generale del SAPPE, “ormai è un bollettino di guerra: servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. Ogni giorno nelle carceri italiani succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre”, afferma.
“La quotidianità professionale del Corpo di Polizia Penitenziaria non si contraddistingue affatto per violenza ma per operatori della sicurezza che sanno conciliare invece le attività di polizia con quelle di trattamento rieducativo. Ogni giorno giungono notizie di eventi critici tra le sbarre ed aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli Istituti penitenziari del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato.
E’ ora che al Ministero della Giustizia e al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ci si attivi per introdurre anche a favore del personale della Polizia Penitenziaria idonei strumenti per fronteggiare ed impedire aggressioni fisiche e selvagge, ad esempio pistola “taser” e spray al peperoncino”.
Roma, 15 luglio 2021
Dott. Donato CAPECE