Le donne generali nell’Arma dei Carabinieri – e in generale nelle Forze Armate – si contano sulla punta delle dita ed è emblematico come recentemente sia stata diffusa con grande clamore da alcuni media la notizia di 3 nuove donne generali nella Benemerita, quando poi – titoloni a parte – negli articoli si legge e si scopre che si tratta di ex dirigenti superiori del disciolto Corpo Forestale dello Stato.
Dunque, una “non” notizia che serve, probabilmente, per gettare fumo negli occhi rispetto ad una situazione di arretratezza, per quel che riguarda i diritti di genere e il ruolo delle donne, che attraversa oggi tutto il mondo delle stellette.
Del resto, soltanto nel duemila e in forza di una legge osteggiata fino all’ultimo momento da alcuni ambienti, le donne sono entrate a far parte dell’Arma dei Carabinieri e tutt’oggi nel sito ufficiale dell’unica quarta forza armata al mondo si legge che questo ingresso “è stato disciplinato in modo graduale… per cercare di favorire al meglio l’integrazione”. Non sono necessari psicologi o analisti del linguaggio per comprendere come dietro una simile affermazione si nasconda un retaggio pseudo sessista che soffre di maschilismo internalizzato, tipico di molti ambienti militari.
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