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Pensioni Polizia – LI.SI.PO: Due pesi, due misure

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Due pesi, due misure”. Cos+ definisce la situazione pensionistica del personale della Polizia italiana,  Marco SCIALDONE, Segretario Nazionale del Libero Sindacato di Polizia – LI.SI.PO.-

“Troppe le lamentele che giungono a questa segreteria sindacale da parte di colleghi andati in quiescenza, per lo più per raggiunti limiti di età, che rimangono abbandonati a se stessi,per mesi e mesi senza emolumento alcuno”. 

Per giunta, chi è più fortunato e  dopo tre o quattro mesi riesce a percepire la pensione, deve attendere ulteriormente per ricevere gli emolumenti accessori maturati nell’ultimo periodo di servizio.

Per la liquidazione del trattamento economico di fine servizio (TFS) si attendono anche 2 anni/due anni e mezzo per la prima tranche e altrettanto per la seconda e definitiva quota.

Indipendentemente dalle cause – dichiara SCIALDONE – non è accettabile l’indifferenza con cui vengono trattate persone che hanno lavorato per tanti anni (anche 40 anni) alle dipendenze dello Stato.

Assurdo e denigrante, per uno Stato che voglia definirsi civilmente evoluto, abbandonare suoi dipendenti a elemosinare i propri diritti economici in giro per Uffici che si rimbalzano responsabilità in maniera del tutto impersonale.

Il LI.SI.PO., particolarmente in questi ultimi quattro anni, si è speso molto per evidenziare la problematica e sollecitarne la soluzione praticando ogni strada percorribile, con comunicazioni e manifestazioni, fino ad ottenere un’Interrogazione Parlamentare al Ministro dell’Interno ed al Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali (Interrogazione a risposta in commissione 5-03891- Martedì 5 maggio 2020, seduta n. 334) volta, tra l’altro, ad ottenere l’istituzione di un “Polo” nazionale per la gestione delle pratiche dei pensionandi della Polizia di Stato.

Benché in Parlamento sia stata manifestata la benevola accoglienza delle richieste, ad oggi l’auspicato Polo non è ancora operativo. Intanto l’ignobile trattamento riservato ai nostri colleghi servitori dello Stato in quiescenza, continua a perpetrarsi nel silenzio dei poveri malcapitati e nel rimbalzo di accuse di responsabilità tra INPS, Prefetture e Uffici amministrativi della Polizia di Stato.

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