PENSIONI, LE NUOVE REGOLE NON SOLO PEGGIORANO LA LEGGE FORNERO, MA PRODUCONO UN TAGLIO PER I DIPENDENTI PUBBLICI SENZA PRECEDENTI

 20 novembre 2023 1° Lgt. in pensione Antonio Pistillo

La legge di bilancio prevede una riduzione delle prestazioni del personale del pubblico impiego delle ex casse di previdenza CPDEL (dipendenti degli enti locali), CPI (cassa pensioni insegnanti), CPS (cassa pensione sanitari) e CPUG (cassa pensioni ufficiali giudiziari) in possesso di meno di 15 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995 e che andranno in pensione a decorrere dal 1 gennaio 2024

Si tratta prevalentemente dei dipendenti degli enti locali, dei lavoratori della sanità pubblica (medici, infermieri eccetera), degli insegnanti delle scuole primarie paritarie, pubbliche e private, degli asili eretti in enti morali e delle scuole dell’infanzia comunali e degli ufficiali giudiziari e loro ausiliari che riguarderebbe circa 700 mila lavoratori, secondo la stima del Governo.

Infatti, per tale personale nel sistema previdenziale misto la quota parte di pensione retributiva, relativa alle contribuzioni versate fino al 31/12/1995, subirà un taglio considerevole, in quanto verranno ridotte le aliquote di rendimento più favorevoli di cui alle leggi n. 965/1965 e n. 16/1986 con rendimenti pari al 2,5% per ogni anno di anzianità contributiva e decurtazioni, pertanto, più sensibili quanto meno è l’anzianità contributiva maturata al 31/12/1995.

Ad esempio un lavoratore con 10 anni di anzianità contributiva al 31.12.1995 vedrebbe una riduzione dal 31,819% al 25,00% della retribuzione pensionabile, mentre con 5 anni passerebbe dal 27,275% al 12.50% e con 1 anno da 24,456 al 2,50%. La tabella a seguire mostra il taglio percentuale del trattamento della quota parte retributiva della pensione in base agli anni di contributi al 31/12/1995.

Dal punto di vista del governo la misura punta ad armonizzare il regime di queste categorie con quelle degli altri dipendenti pubblici, come da tabelle a seguire.

Gli importi delle decurtazioni indicati nelle varie tabelle circolate non tengono conto che la base pensionabile non è la stessa per tutta la parte retributiva, in quanto è divisa a sua volta in due quote; una quota A pensionabile per le anzianità maturate fino al 31/12/92 e una quota B per quelle dal 1/1/93 al 31/12/95 che, di massima, è più elevata della prima.

Pertanto, il taglio del trattamento è leggermente inferiore per le anzianità da 4 a 14 anni e molto più elevato per le anzianità da 1 a 3 anni rispetto alle cifre riportate sui quotidiani e diffuse sui siti internet. La tabella a seguire indica il taglio della pensione, quota parte retributiva, correlata agli anni e alla base pensionabile, significando che quest’ultima è cosa diversa dalla retribuzione.

Molti esponenti del governo hanno dichiarato che visto il rischio immediato di una fuga di medici ed infermieri che potrebbe far crollare il servizio sanitario nazionale, è auspicabile una modifica parziale del provvedimento, ma non la sua completa eliminazione.

Senza entrare nel merito del provvedimento, è la preoccupazione del governo che non ha ragione di esistere; infatti l’uscita dal mondo del lavoro entro quest’anno è possibile solo per quel personale sanitario che ha già maturato i requisiti di 42 anni e 10 mesi più tre di finestra e visto che il provvedimento penalizzante interessata il personale con meno15 anni al 1995, cioè il personale assunto dal 1 febbraio 1981, realisticamente non esiste personale che maturerà il diritto al trattamento di pensione entro la fine dell’anno, se si esclude il personale medico che ha riscattato il periodo degli studi universitari che senza dubbio creerebbe ulteriori problemi ad una sanità già carente, ma non certo di può parlare di esodo di massa

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