E’ un dramma nel dramma quello che racconta Cristina Magni, la vedova dell’Appuntato Claudio Polzoni, morto nell’ospedale di Bergamo nel mese di marzo. Prima ha perso il padre, dopo una settimana ha perso il marito, ma entrambi probabilmente avrebbero potuto salvarsi. Nel primo caso non c’erano posti in terapia intensiva, nel secondo, il medico curante non ha ritenuto “gravi” le condizioni dell’Appuntato e quando dopo qualche giorno è stato ricoverato, era ormai troppo tardi.
La donna ora vive solo con la figlia di 10 anni. E’ lei a dargli la forza di andare avanti – un ultimo sguardo prima che salisse sull’ambulanza, poi non l’ho più visto» racconta all’eco di Bergamo – Anche lei è stata trovata positiva al virus, ma la figlia per fortuna non si è mai ammalata.
«Tutto è cominciato quando il papà ha iniziato a stare molto male. Lo hanno ricoverato ma non c’era posto in terapia intensiva e il solo ossigeno poteva non bastare – continua la donna – Sono andata a trovarlo e almeno sono riuscita a dirgli “Papà ti voglio bene” ». L’Appuntato Claudio Ponzoni invece ha iniziato a stare male una settimana dopo:
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«Credevamo che fosse solo influenza, ma la situazione peggiorava di giorno in giorno. Di ora in ora. Fino a quando una sera Claudio stava male, non respirava – continua a raccontare la donna – Ho chiamato l’ambulanza una prima volta, ma il medico al telefono ha deciso che non aveva bisogno di ricovero. Ha voluto parlare con Claudio e alla fine ha deciso che respirava abbastanza bene».
«Col senno di poi avrei dovuto impormi, urlare, fargli capire che sbagliava, ma ho rispettato la decisione del medico, e ora me ne pento. Continuo a ripensarci. Claudio è rimasto a letto a dormire, io sul divano con Anna, come ormai facevamo da settimane per via dell’isolamento. Ma al mattino l’ho trovato malissimo. Non respirava. Ho chiamato di nuovo l’ambulanza e questa volta sono venuti a prenderlo».
Ero concentrata sulle operazioni dei sanitari. Avrei voluto dirgli tante cose, anche rassicurarlo. Ma in quel momento lì invece non ci siamo detti nulla, ci siamo solo scambiati uno sguardo. L’ultimo. Nei giorni successivi avevo sue notizie solo grazie all’interessamento del colonnello Paolo Storoni che chiamava il medico e mi aggiornava. Poi una sera è andato in arresto cardiaco. Io non ho più visto Claudio».
Ora la donna vive con la figlia di 10 anni. È tutto quello che ho – sostiene – So cosa sta passando perché anche io a 9 anni ho perso la mamma. Anna non voleva credere che il suo eroe, il papà carabiniere, non ci fosse più. Ha voluto che venisse il colonnello a dirglielo. E gli ha regalato un disegno con la scritta ”Grazie Carabinieri”». Il disegno è lì, sul tavolo nell’ufficio del comandante Storoni. È la prima cosa che si vede entrando. «I colleghi di Claudio mi stanno vicino . Quando dicono che l’Arma è una famiglia è proprio vero. Io però vorrei riavere la mia famiglia».
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