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Il paradosso degli agenti provinciali «Noi con lo stipendio senza lavorare»

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ROMA— La giornata tipo di un ex poliziotto provinciale di Lecce, ora addetto al nucleo di vigilanza ambientale regionale? Inizia presto: alle 7.30 si timbra il cartellino, sei ore al giorno più due rientri settimanali. Ma almeno l’ufficio è nuovo, l’hanno appena ristrutturato nella portineria degli ufficio della Regione, dopo gli 8 mesi passati in una sala conferenze, senza nemmeno la scrivania. Il telefono, non c’è pericolo che suoni, non è abilitato alle chiamate esterne. Andare a fare in controlli venatori? Continua ↓

«Non abbiamo la divisa e non abbiamo le macchine — spiega uno dei 16 transitati alla Regione —. La pistola ce l’hanno tolta. Dovremmo avere la qualifica di polizia giudiziaria, ma non ci viene riconosciuta. Non possiamo nemmeno sequestrare un fucile a un cacciatore, non abbiamo il tesserino per presentarci. Si farebbe una risata».  Continua ↓

Pagati (anche se con stipendi ridotti di 400 euro, senza indennità) per non far nulla, dal primo agosto dell’anno scorso. Nemmeno la fantasia di Checco Zalone, che nel film Quo vado interpretava proprio un dipendente della Provincia ostinatamente attaccato al suo posto fisso e ai timbri per i visti per la caccia, avrebbe potuto fare di meglio. Solo che gli 85 ex poliziotti ambientali pugliesi non fanno niente in molti casi loro malgrado.

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