"data-block-on-consent="_till_accepted"data-auto-format="rspv" data-full-width>

Numero identificativo agenti e regole d’ingaggio per i servizi di ordine pubblico: il Si.Na.Fi. scrive ai Ministri.

"data-block-on-consent="_till_accepted">

Con una lettera, indirizzata ai Ministri competenti ed al Comandante Generale della Guardia di Finanza, il Si.Na.Fi. ha espresso pieno apprezzamento per le parole spese dal Ministro Lamorgese, in merito all’ipotesi di introdurre i codici identificativi sulle divise degli operatori di polizia impegnati in servizi di O.P., rimarcando fermamente la contrarietà alla loro introduzione.

Nella stessa missiva è stato chiesto inoltre, alla luce dei recenti fatti occorsi ad appartenenti al Corpo, di favorire una legislazione che ponga concretamente gli appartenenti alle Forze di polizia nelle condizioni di poter operare in completa sicurezza e certezza d’impiego.

Oggetto: Apposizione di numeri identificativi su caschi e giubbe del personale impiegato in O.P. e rivisitazione delle regole d’ingaggio per gli operatori delle FF.PP.

Pregiatissimi,
con la presente intendiamo renderVi partecipi del nostro apprezzamento per le parole spese dal Ministro Lamorgese, in occasione del recente Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica tenutosi presso la Prefettura di Milano, con le quali il Capo del Viminale ha respinto al mittente l’ipotesi di introdurre i codici identificativi sulle divise degli operatori di polizia.

Tema che, a quanto pare, di tanto in tanto riemerge, destando forte e trasversale preoccupazione nel personale e in chi Vi scrive, al pari di altre OO.SS. intercompartimentali.

Le Forze di polizia difendono la collettività e le Istituzioni democratiche e lo fanno nel rispetto incondizionato della legge.

Dai recenti e numerosi fatti di cronaca si deduce chiaramente che questo particolare sfugge a chi, specie negli ultimi tempi, è propenso a usare indicibili violenze e aggressioni nei confronti delle donne e degli uomini che, con onore e senso di responsabilità, vestono una divisa, rappresentano lo Stato e le Istituzioni, difendono la civile convivenza.

Suona, quindi, quantomeno stridente e disinnestato dalla realtà richiedere, foss’anche solo a titolo provocatorio, l’applicazione di una sorta di “numero di targa” sulle giubbe del personale impegnato in servizi di O.P. (la Guardia di Finanza contribuisce con il personale AT-PI) che, con grandissima consapevolezza, professionalità e quotidiani sacrifici (personali e familiari), garantisce e tutela l’equilibrio sociale e la tutela di valori costituzionali, mettendo a rischio la propria incolumità.

Invero, alla luce delle continue violenze che subiscono gli operatori, sarebbe da “targare” e contenere chi delinque, non certo i servitori dello Stato, sempre più sotto l’attacco di facinorosi e criminali di ogni genere, le cui allarmanti azioni sono favorite da un dilagante senso di impunità!

È una questione sociale e culturale, con lo sguardo rivolto al futuro e soprattutto alle nuove generazioni che hanno il diritto di crescere in ambienti sani, secondo paradigmi educativi retti. Condividendo appieno le parole e il pensiero esternato dal Ministero degli Interni, rimarchiamo di essere fermamente contrari a ipotesi di introduzione di codici identificativi e, con l’occasione, rinnoviamo l’appello rivolto ai decisori politici affinché non prestino il fianco ad aberranti opzioni, attraverso cui si finirebbe per favorire il proliferare di episodi criminosi e violenti, andando esattamente nella direzione opposta a quella occorrente.

Siamo del parere che non sia necessario inseguire e imitare, a tutti i costi, iniziative, modelli e procedure attuate in altre nazioni (o addirittura continenti), perché le nostre Forze di polizia conoscono bene i loro doveri e sanno fare egregiamente il proprio lavoro, nel rispetto dei valori declinati dalla Costituzione.

È ora che questa “caccia alle streghe” finisca definitivamente, giacché le tradizioni, il valore e la cultura delle nostre Forze dell’ordine sono identificabili e riconosciute, anche a livello internazionale, e riteniamo che non sia proprio il caso di appesantire ulteriormente il carico emotivo di ciascun operatore impegnato in servizi di O.P. con una schedatura preventiva o, peggio, ribadiamo, un “numero di targa”, a maggior ragione se la legislazione attualmente vigente nel nostro Paese non garantisce precise regole d’ingaggio che possano permettere agli operatori di Polizia di agire con fermezza e con gli strumenti necessari per reprimere fenomeni violenti.

In quest’ultimo mese numerosi appartenenti al Corpo, in servizio di controllo del territorio, sono stati vilmente aggrediti e feriti da personaggi fuori controllo, violenti e irrispettosi delle regole democratiche.

Tanti analoghi episodi, come noto, accadono quotidianamente nei confronti di tutti gli altri appartenenti alle Forze di Polizia, ormai nell’indifferenza più assoluta dei mass media e persino della classe politica.

E’ improcrastinabile, pertanto, favorire una legislazione che ponga concretamente gli appartenenti alle Forze di polizia nelle condizioni di poter operare in completa sicurezza e certezza d’impiego, fornendo loro, tra l’altro, adeguate tutele “ex ante” ed “ex post”, mezzi, apparecchiature, strumenti e tecnologie al passo con i tempi – come ad esempio il TASER e le Body Cam – utili a prevenire e contrastare efficacemente episodi di violenza ai danni loro e della collettività, indice di manifesto disprezzo dell’ordine democratico costituito e delle Istituzioni, perché il diritto alla sicurezza (a cui noi aggiungiamo quello alla dignità personale e professionale degli operatori), al pari del diritto alla salute pubblica, costituisce presupposto e condizione necessari per la nascita, crescita e sopravvivenza di qualunque Stato democratico e delle libertà di cui si sostanzia.

Chiediamo ciò, semplicemente perché le donne e gli uomini in divisa rappresentano lo Stato e lo Stato ha il dovere e l’obbligo – logico, giuridico e morale – di proteggere e fidarsi di chi lo rappresenta e tutela.

Sensibilizziamo il Signor Ministro dell’Economia, quale autorità politica di diretto riferimento della Guardia di Finanza, affinché si adoperi in seno al Governo al fine di scongiurare che tale eventuale ipotesi di apposizione del numero sulle divise degli agenti possa trovare concretezza, nonché di stimolare un dibattito che possa portare alla rivisitazione delle regole d’ingaggio per gli operatori di Polizia.

Certi che alla presente verrà riservata la necessaria attenzione, cogliamo l’occasione per porgere Cordiali Saluti.

Il Segretario Generale Nazionale Eliseo Taverna

Condivisione
"data-block-on-consent="_till_accepted">
"data-block-on-consent="_till_accepted"data-auto-format="rspv" data-full-width>