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Non aiutarono il pentito della mafia: liberati due carabinieri

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Ordinanza annullata e rimessi in libertà, perché non ricorrevano gli estremi per la custodia cautelare. L’ha deciso il tribunale del Riesame di Roma, accogliendo il ricorso presentato dall’avvocato difensore Alberto Patarini, in merito ai due carabinieri in servizio presso il comando provinciale di Rieti, finiti agli arresti domiciliari per disposizione del gip su richiesta del pm romano Maurizio Arcuri, perché accusati di aver favorito un pentito di mafia, affidato alla loro protezione, accedendo abusivamente al sistema informatico.

I militari, Enrico Abbina e Domenico Tagliente, pur tornando liberi, sono stati però sospesi dal servizio per dodici mesi, mentre un terzo carabiniere per il quale non era stato disposto l’arresto, è già stato trasferito ad un’altra destinazione. Il pentito, Carmelo Bisognano, siciliano di Barcellona Pozzo di Gotto, era finito invece direttamente in carcere, a Rebibbia.
Secondo l’indagine, i tre uomini dell’Arma assegnati alla protezione del boss, avevano consultato più volte il sistema informatico per identificare, attraverso le targhe delle auto, chi frequentava l’ex compagna di Bisognano e, in particolare, la loro figlia.
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