“Vorrei chiarire e precisare a tutti che la cerimonia della prima Edizione del Premio Salvia, avvenuta a Napoli, è stata curata sotto tutti gli aspetti organizzativi, procedimentali e protocollari dalla Presidenza nazionale dell’Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria, che si è occupata anche di predisporre, attraverso i pertinenti uffici incardinati nella Presidenza stessa, i vari comunicati stampe, le relazioni esterne e la realizzazione dei manifesti e degli inviti dell’evento”.
Lo precisa il Presidente nazionale ANPPE Donato Capece a margine della cerimonia del “I° Premio nazionale Giuseppe Salvia”, che si è tenuto ieri a Napoli nell’Aula Magna “Gaetano Salvatore” della Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi Federico II.
“La cerimonia è stata molto bella e toccante, nel ricordo Giuseppe Salvia, un Eroe dimenticato, ucciso dalla nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo semplicemente perché svolgeva le sue funzioni di vicedirettore del carcere di Poggioreale.
E la Presidenza nazionale dell’ANPPE ha voluto ricordare il suo tragico omicidio promuovendo la prima edizione del Premio nazionale a Lui dedicato e destinato agli appartenenti ai Corpi di Polizia dello Stato, alle Forze Armate, ai Vigili del Fuoco ed alla Polizia Locale che si sono particolarmente distinti a favore della comunità e delle fasce deboli. Ed è giusto che alla Presidenza nazionale dell’ANPPE venga riconosciuto il giusto merito di quello che è stato fatto”.
Capece ricorda che “l’ANPPE è l’unica Organizzazione, a livello nazionale, rappresentativa del personale del disciolto Corpo degli Agenti di Custodia e del Corpo di polizia penitenziaria in congedo.
Non a caso, alla cerimonia erano presenti, il vice Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Lina di Domenico, il Provveditore regionale campano Lucia Castellano e numerosi rappresentanti delle sezioni ANPPE, oltre alla numerosa rappresentanza di Direttori e dirigenti comandanti di reparto.
Questa Associazione è un faro di legalità composto da tutti i validi uomini e donne che hanno servito lo Stato, come poliziotti penitenziari. Un ruolo difficile e di prima linea, poiché non è cosa facile stare tutti giorni a contatto con le diverse tipologie di detenuti, che rappresentano una popolazione spesso emarginata e dimenticata, con loro però troppo spesso ci si dimentica di chi vive quasi come un recluso, circondato da celle e sbarre come i poliziotti penitenziari”, conclude.
Dott. Donato CAPECE – presidente nazionale dell’ANPPE