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N LEGGE DI BILANCIO ULTERIORI RISORSE PER MISURE DI COMPENSAZIONE PER LE PENSIONI DEL COMPARO DIFESA, SICUREZZA E PUBBLICO SOCCORSO.

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 12 dicembre 2023 1° Lgt. in pensione Antonio Pistillo

Con precedenti articoli, pubblicati il 5, il 12 e il 15 gennaio 2022, si è cercato di spiegare quali fossero le finalità e gli effetti degli stanziamenti previsti dal comma 95, dell’art. 1, della Legge di Bilancio 2022 in relazione alla specificità del comparto difesa, sicurezza e pubblico soccorso, significando che una parte di queste risorse erano destinate a misure compensative per il trattamento di quiescenza di tale personale.

Si presumeva, inoltre, che tali risorse fossero un piccolissimo primo segnale prima della concretizzazione del disegno di legge Atto Senato n. 2180, presentato dalla senatrice Pinotti, finalizzato a calmierare la penalizzazione per il personale del comparto difesa e sicurezza scaturita da una normativa pensionistica che prevede limiti d’età inferiori rispetto a quelli degli altri lavoratori dipendenti.

In sintesi, risorse finalizzate al riconoscimento di un maggiore coefficiente di trasformazione determinante per il calcolo della quota C del trattamento di pensione, cioè quella quota parte interamente calcolata col sistema contributivo per l’anzianità maturata dal 1996 alla data del congedo.

Con un emendamento alla legge di bilancio del 2024, sono state stanziate ulteriori risorse che si aggiungono alle quelle previste dalla legge di bilancio del 2022. Un ulteriore passo verso una pensione integrativa dedicata in attesa dell’introduzione della previdenza complementare per l’intero comparto, anche se è inspiegabile come, dopo due anni, non sia stato ancora disposto il provvedimento per l’attribuzione di questa misura compensativa.

Quale sarà il coefficiente di trasformazione?

Al precedente stanziamento di 10 milioni per il 2022, 20 per il 2023 e 30 per il 2024, si aggiungono 5 milioni per il 2024 e 10 per il 2025.

È evidente che le risorse sono insufficienti per innalzare il coefficiente di trasformazione nelle modalità previste dalle varie proposte di legge e ciò è evidenziato anche nella relazione tecnica dell’emendamento che specifica che sarebbero necessari, da qui al 2033, 1,7 miliardi per portare il coefficiente da 60 a 67 anni.

Pertanto, l’ipotesi espressa nei precedenti articoli sembra essere confermata, quindi la misura compensativa verrà riconosciuta gradualmente negli anni, partendo con misure irrisorie dall’anno di introduzione per crescere, eventualmente, negli anni.

Non è facile quantificare quale sarà il coefficiente di trasformazione delle pensioni in essere dal 2022 e quelle future con i fondi disponibili, tuttavia è possibile fare una stima partendo proprio dalle risorse indicate nella relazione illustrativa dell’emendamento necessarie per assicurare dal 2022 al 2033 il maggiore coefficiente.

Da tale esercizio emerge che quanto stanziato non permetterebbe nemmeno l’aumento di un anno del coefficiente che passerebbe, per un pensionamento di vecchiaia, dall’attuale 4,615 a circa 4,680 che , tra l’altro, è anche minore di quello previsto a 61 anni, che è del 4,744.

La tabella a seguire mostra il maggiore importo pensionistico applicando il coefficiente stimato.

La differenza stimata ammonterebbe a circa 300 euro lordi annui, coincidente con la stima fatta con un articolo pubblicato il 15 gennaio 2022.

Inoltre, è opportuno precisare che le proposte di legge fanno, chiaramente, riferimento al solo pensionamento per vecchiaia (“intende ridefinire i coefficienti di trasformazione applicabili per questo personale all’atto del pensionamento «per vecchiaia», in modo da renderli aderenti agli attuali limiti ordinamentali”), mentre la misura compensativa pare interessare tutto il personale, a prescindere dalla motivazione della cessazione dal servizio.

Infine, dalle varie proposte di legge (“ non è, d’altro canto, ipotizzabile prevedere un innalzamento dei requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia, che sarebbe incompatibile con la peculiarità delle funzioni svolte dal personale del comparto”), presentare da rappresentanti del governo e delle opposizioni, emerge che non c’è, nonostante una delega ancora aperta di armonizzazione alla legge Fornero, nessun volontà politica di innalzare i limiti di età attualmente previsti.

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