La Trenta conferma il proprio pragmatismo . Mai un Ministro della Difesa aveva affrontato le tematiche del mondo militare in maniera cosi decisa. Molte le innovazioni con le quali intende svecchiare le Forze Armate italiane. Durante la seduta del 26 luglio 2018, la ministra pentastellata ha ritenuto opportuno sottolineare in Commissione Difesa, il continuo e necessario aggiornamento del processo del riordino dei ruoli e delle carriere dei militari, soffermandosi sulla qualità della vita del personale, fino a sbilanciarsi in un ambizioso progetto, ovvero permettere al personale militare di età più elevata, il transito all’ impiego in apposite unità organizzative dislocate su tutto il territorio nazionale, come ad esempio attività che si occupano di prevenzione e di emergenza, consentendo cosi al succitato personale di poter essere impiegato anche in merito alle proprie esigenze familiari.
Il Ministro della Difesa ha inoltre chiesto uno sforzo comune che porti all’aumento delle retribuzioni, in particolare, alle categorie più basse,alla soluzione dello scottante tema delle carriere, che sarà incentrato solo sulla meritocrazia e sul quale vigilerà personalmente ed al miglioramento della qualità della vita di tutto il personale del Comparto Difesa.Notevole il parere espresso circa l’applicazione della sentenza sulla libertà di associazione dei militari, che finalmente colma il divario che si era creato tra le Forze Armate Italiane e quelle europee.Il Ministro Trenta ha inoltre specificato che la legge verrà discussa e approvata esclusivamente in parlamento e la normativa dovrà tenere conto della specificità dei militari e dei limiti dettati dalla legge al Comparto Difesa.
Degno di nota il discorso sulla tutela della salute del personale della Difesa, definendo le nostre Forze Armate “chiuse al rinnovamento” ed annunciando nuove misure di prevenzione e un nuovo quadro normativo, con particolare attenzione ai militari esposti ad un maggiore rischio.
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L’azione pragmatica del Ministro quindi, malgrado interessi tutti i settori della difesa, pone al centro il benessere del personale militare e civile del comparto. Di seguito vi proponiamo il testo integrale dell’ audizione sulle linee programmatiche del Dicastero presso le Commissioni congiunte 4ª (Difesa) del Senato della Repubblica e IV (Difesa) della Camera dei deputati dello scorso 26 luglio 2018. Continua a pagina 2, oppure clicca QUI
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Ringrazio i presidenti delle Commissioni Difesa, senatrice Donatella Tesei e il deputato Gianluca Rizzo, nonché i rispettivi componenti per l’incontro di oggi sulle linee programmatiche del Ministero che rappresento.
Questa è la nostra prima occasione di dialogo e mi auguro che i prossimi incontri, siano frequenti e proficui.
Lasciatemi partire da un presupposto: l’Italia è un Paese democratico, pacifico e collocato saldamente in Europa.
La Carta Costituzionale sancisce il ripudio della guerra come metodo di offesa e, al tempo stesso, per noi è sacro il dovere di difendere la Patria anche attraverso il contributo attivo alla sicurezza internazionale, congiuntamente ai nostri vicini europei e agli Alleati Transatlantici.
Il Contratto di Governo stipulato tra le due forze politiche che oggi compongono la maggioranza al punto n.9 cita espressamente: “Migliorare e rendere più efficiente il settore della Difesa”.
Lo faremo attraverso i seguenti indirizzi:
– tutela del personale civile e militare delle Forze Armate;
– il ruolo dell’Italia nella NATO e nell’Unione Europea;
– la protezione del territorio e della sovranità nazionale, comprese nuove assunzioni (compatibilmente con le risorse finanziarie);
– la tutela dell’industria italiana nel settore della Difesa, con impulso alla progettazione e alla costruzione dei necessari sistemi militari;
– i finanziamenti alla ricerca e all’implementazione del know how nazionale;
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– la rivalutazione della nostra presenza nelle missioni internazionali sotto il profilo del loro effettivo rilievo per l’interesse nazionale;
– la razionalizzazione dell’impiego delle risorse nelle spese militari al fine di evitare sprechi ed inutili duplicazioni, anche con riferimento alla riforma del patrimonio immobiliare non più funzionale.
Questi indirizzi passano per due parole chiave che caratterizzeranno, nei prossimi 5 anni, la nostra azione di governo in ambito Difesa.
La prima parola chiave è: resilienza.
La seconda parola chiave è: dual use, ovvero duplice uso.
Resilienza, intesa come la capacità di adattarsi al cambiamento, nella fattispecie al cambiamento della minaccia che il nostro Paese si trova ad affrontare. Una minaccia ibrida e dal carattere poliedrico, che ci pone davanti nuovi obiettivi, nuove sfide e ci spinge verso un’accurata revisione del concetto stesso di Difesa.
Dual use, invece, intesa come la consapevolezza di dover sostenere, e al contempo ampliare, le opportunità di duplice uso delle capacità della Difesa per scopi non militari e a supporto, appunto, della resilienza stessa. Un approccio che consentirà al Paese di accrescere la sua sicurezza collettiva nei confronti di tutte quelle minacce ed eventi calamitosi che possono perturbare il regolare svolgimento della vita dei cittadini.
Ebbene: resilienza e duplice uso dunque, affinché la Difesa non sia considerata più solo uno strumento militare, bensì un vero e proprio Sistema: integrato, connesso e a più livelli.
Le nuove minacce che ci troviamo di fronte esigono questo tipo di preparazione e il mio lavoro, in questo senso, sarà finalizzato a rendere l’Italia un Paese più sicuro sotto ogni aspetto, incluso il campo cibernetico.
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SCENARIO
Dagli anni Novanta a oggi gli scenari geopolitici sono fortemente cambiati.
Come ho spiegato poc’anzi, siamo di fronte a minacce ibride, alla progressiva sostituzione dell’elemento umano nei processi decisionali con elementi tecnologici sempre più complessi, all’incremento delle instabilità, delle crisi e alle conseguenze dei disastri naturali.
Gli equilibri internazionali sono costantemente minacciati da estremismi che colpiscono i Paesi sia nei propri confini che al di fuori, dove si preservano interessi cosiddetti “a distanza”.
Affrontiamo emergenze e crisi umanitarie che continueranno a costringere, soprattutto i Paesi più stabili, a farsi carico degli effetti delle migrazioni di massa, mettendo a dura prova gli equilibri sociali e la sicurezza interna.
Non da ultime, sono da considerare le influenze e gli impatti crescenti sulla sicurezza collettiva della criminalità e dei cambiamenti climatici.
In questo scenario, un’analisi attendibile delle tendenze future deve avere un approccio multidimensionale che coinvolga tutti i livelli: interforze, interagenzie e internazionale.
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Le attività delle Forze Armate, come ben sapete, riguardano quattro missioni:
1) la difesa dello Stato;
2) la difesa degli spazi euro-atlantici e mediterranei;
3) il contributo alla pace e alla sicurezza internazionale;
4) le attività di supporto delle Forze Armate e ad altre amministrazioni.
Quest’ultimo punto è fondamentale, poiché in base alle tendenze future è prevedibile che la Difesa sarà sempre più coinvolta in attività di questo genere i cui confini saranno sempre meno definiti a causa della minaccia ibrida.
Per fronteggiare la complessità del cambiamento, le Forze Armate sono, dunque, chiamate a sviluppare un forte adattamento, mantenendo comunque la prerogativa istituzionale di difesa dello Stato.
VISION
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E a tal proposito, in linea con il nostro Programma di Governo, mi assumerò l’impegno di promuovere la pianificazione e l’implementazione di una vera e propria strategia nazionale sistemica per il potenziamento della sicurezza collettiva e – come anticipato – della resilienza nazionale, da sviluppare attraverso la collaborazione fra ministeri, ma anche con l’industria, l’accademia, la ricerca e il settore privato.
Dall’ultimo decennio a oggi, alla Difesa viene sempre più chiesto di mettere a disposizione degli altri ministeri le proprie competenze e capacità per lo svolgimento di compiti non militari, proprio nell’ambito più ampio del concetto di resilienza.
Con resilienza, già ho spiegato che mi riferisco alla capacità di adattamento dell’intero apparato statale, quindi di resistere e reagire a tutto ciò che possa turbarne la sicurezza, la stabilità interna e la governabilità attraverso l’opera concorsuale delle attività che ricadono principalmente nell’ambito delle aree di competenze dei vari ministeri a supporto del Presidente del Consiglio nella sua veste di Autorità Nazionale per la Sicurezza.
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Per quanto di pertinenza del comparto Difesa, oggi gli scenari di rischio per il nostro Paese sono diversi, da un possibile attacco armato ad un attacco cibernetico, arrivando ad altre azioni potenzialmente destabilizzanti, senza escludere la dimensione economica.
Si può facilmente dedurre che una o più di esse non possano essere affrontate in maniera singolare da un singolo dicastero, ma in modo corale, secondo un approccio sistemico.
Vogliamo quindi che il concetto di “difesa” che conosciamo diventi un vero e proprio Sistema e si inserisca nel concetto di “sicurezza collettiva” dell’intero Sistema Paese, nel cui ambito gli altri dicasteri condividano le proprie capacità nell’esclusiva tutela degli interessi nazionali.
TUTELA DEL PERSONALE CIVILE E MILITARE
DELLE FORZE ARMATE
Nell’ambito del personale della Difesa, il luogo comune vuole che fra militari e civili ci sia ancora una certa distanza.
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Io penso invece a ciò che li accomuna, ovvero essere servitori del proprio Paese, dimensione che vale per ogni singolo dipendente della Difesa, civile o militare che sia.
Dietro a ognuno di loro c’è una famiglia. Ci sono dei doveri ma anche dei diritti.
Nelle caserme, nelle basi e negli uffici, sia in Patria che all’estero, operano genitori, figli, fratelli e amici, tutte persone di cui essere fieri.
In linea con i principi del nostro programma, ho intenzione di impegnarmi per garantire le legittime aspettative dei nostri uomini e delle nostre donne in uniforme e non, su temi che riguardano la loro vita quotidiana quali per esempio:
– la tutela dei rapporti familiari (attraverso una razionalizzazione dei trasferimenti e degli impieghi, e la risoluzione delle problematiche alloggiative),
– la tutela della condizione genitoriale (maternità e paternità),
– e infine la salvaguardia della salute.
La famiglia e la garanzia dell’unità familiare devono rappresentare gli elementi cardine a cui ritengo debba essere assicurato il massimo livello di tutela.
Devo riconoscere che, in questi anni, sono state condotte numerose e lodevoli iniziative nel senso della serenità familiare, quali la creazione di asili nido all’interno delle strutture militari, l’applicazione delle norme per tutelare la genitorialità e la creazione di strutture di protezione sociale.
Questi provvedimenti però, risultano vanificati laddove non si applichi una corretta e ponderata pianificazione dei trasferimenti che possa garantire una certa stabilità al nostro personale.
Non è ammissibile che i figli dei nostri militari debbano essere penalizzati nella continuità di frequenza di istituti scolastici senza un congruo preavviso.
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Ritengo necessario, al riguardo, che le Forze Armate si adoperino per realizzare al più presto una pianificazione che riguardi tutte le categorie del personale che consenta una aspettativa di impiego fruibile nel breve-medio termine (tre-cinque anni).
Sempre nell’ambito della salvaguardia delle legittime aspettative del personale, vorrei soffermarmi sul sistema di avanzamento del personale militare.
L’avanzamento è lo strumento che consente di individuare il personale più meritevole per la promozione al grado superiore. Tale progressione di carriera è evidentemente finalizzata ad assicurare che i più capaci ricoprano incarichi di maggiore responsabilità ai vari livelli.
È altrettanto evidente che a maggiori responsabilità deve corrispondere un trattamento economico maggiorato.
É mia intenzione fare in modo che le promozioni siano improntate esclusivamente su criteri meritocratici e con tempistiche coerenti, conformi al dettato normativo ed alle aspettative del personale.
Pertanto, vigilerò sulle procedure e indirizzerò il mio lavoro verso tutti quei processi di progressione che consentono l’ottimizzazione dei tempi e delle modalità (avanzamento ad anzianità).
A tal proposito, ritengo anche prioritario il continuo aggiornamento del processo di riordino dei ruoli e delle carriere del personale militare in un contesto di unitarietà del comparto Difesa e Sicurezza.
Uno sforzo comune va rivolto alle retribuzioni, alle carriere e al miglioramento della qualità della vita del personale appartenente, in particolare, alle categorie più basse.
In merito alle fasce d’età più elevate, darò invece mandato allo Stato Maggiore della Difesa affinché venga approfondita la possibilità, di impieghi in apposite unità organizzative dislocate su tutto il territorio nazionale e per esigenze riconducibili ad attività di prevenzione ed emergenza.
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Il progetto potrà essere realizzato utilizzando le strutture già esistenti, mediante l’introduzione di specifici elementi organizzativi appositamente strutturati e addestrati per consentire alla Pubblica Amministrazione di usufruire delle competenze e professionalità proprie della Difesa nello svolgimento di compiti non militari e al personale militare anziano di poter essere impiegato in aderenza alle esigenze familiari.
Come detto, il personale è uno dei protagonisti del processo di cambiamento delle istituzioni.
Considero prioritario l’investimento sul personale civile della Difesa.
In questo quadro intendo rilanciare e valorizzare la componente civile della Difesa, che opera anche in settori specialistici, con particolari professionalità non facilmente rinvenibili nelle altre Pubbliche Amministrazioni.
Fulcro di questo progetto di investimento è la formazione del personale, al fine di accrescerne le competenze professionali.
La formazione è strategica, in quanto il personale più competente e aggiornato contribuisce in maniera determinante a rendere l’Amministrazione più efficiente, ma soprattutto più innovativa.
Intendo portare avanti, sin da subito, un piano di formazione su base pluriennale disegnato sulle esigenze specifiche e ampiamente diversificate dell’Amministrazione Difesa, sfruttando i margini di sviluppo in termini di strumenti e di risorse già presenti nell’ambito delle Pubbliche Amministrazioni, in stretta collaborazione con la Scuola Nazionale dell’Amministrazione.
Il cambiamento passa anche attraverso l’ingresso di nuove leve, che possano, al contempo, far tesoro dell’esperienza maturata da chi per tanti anni ha lavorato a servizio dell’Amministrazione.
In questo contesto intendo promuovere l’occupazione giovanile nella Difesa con un piano di assunzioni, in particolare nell’area tecnico-
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industriale, collegandolo ad un percorso formativo in cui i lavoratori già in servizio diventino essi stessi formatori.
Nell’ambito di questo progetto formeremo i giovani sul territorio, in sinergia con le istituzioni locali e il mondo delle imprese che ruota intorno alla Difesa, in quelle aree in cui arsenali, stabilimenti, poli di mantenimento ed enti militari a carattere industriale devono rappresentare un’opportunità di sviluppo.
Come ho già detto, questo governo lavorerà all’implementazione di programmi occupazionali al fine di offrire nuove opportunità di realizzazione soprattutto ai più giovani. E’ un approccio che abbiamo intenzione di sviluppare in ogni comparto del Paese, incluso quello di Difesa e Sicurezza.
Favorirò altresì anche la possibilità di nuove assunzioni nelle Forze dell’Ordine appartenenti al mio Dicastero/ministero, in riferimento all’Arma Carabinieri, contribuendo sinergicamente con il Ministero dell’Interno per la lotta al terrorismo, alle mafie e alla criminalità comune, fenomeni, questi ultimi, fortemente insistenti nel nostro territorio.
Sono obiettivi che intendo tenacemente perseguire.
Relativamente all’esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze Armate e dei Corpi di polizia ad ordinamento militare, voglio ricordare la recente sentenza della Corte Costituzionale che ha finalmente riconosciuto ai militari il diritto a costituire associazioni professionali a carattere sindacale alle condizioni e con i limiti fissati dalla legge.
Questa sentenza colma il gap che si era venuto a creare in questi anni tra i militari italiani e quelli appartenenti agli altri Stati Europei.
Il riconoscimento di tali diritti dovrà trovare completa definizione nella normativa nazionale che dovrà essere elaborata e approvata nella sua sede naturale cioè il Parlamento.
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Tale normativa, a mio avviso, dovrà tenere conto della specificità dei militari e dei principi costituzionali della difesa della Patria, che impongono, conseguentemente, limitazioni e modalità attuative peculiari per l’esercizio dei diritti sindacali.
Altra tematica su cui ritengo che debba essere prestata particolare attenzione è la tutela della salute del personale della Difesa.
In materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, le Forze Armate sembrano apparentemente chiuse alle istanze di rinnovamento in virtù della loro peculiarità.
Al riguardo, sono convinta che tale peculiarità deve essere intesa, non già come strumento per giustificare una riduzione delle tutele, bensì come esigenza di fornire ai lavoratori misure di prevenzione che valgano a garantirne effettivamente la sicurezza e la salute.
Ritengo che occorra un nuovo quadro normativo, che rafforzi le tutele dei lavoratori della Difesa ovviamente con particolare riferimento ai militari esposti a rischi professionali maggiori.
In tale contesto, le conclusioni della Commissioni d’inchiesta sull’uranio impoverito – e la relativa proposta di legge della precedente legislatura – potranno essere un valido punto di partenza per elaborare una nuova cornice giuridica che assicuri tutela al personale senza nel contempo interferire sulla operatività delle Forze Armate.
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LA DIFESA, LA NATO, L’UE
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Nelle prime settimane del mio mandato ho partecipato alla ministeriale Nato e poi al Summit e al Consiglio Esteri Difesa dell’UE.
Il nostro paese è membro fondatore della NATO, di cui fra un anno ricorrerà il 70° anniversario dalla firma del trattato.
Per noi è l’organizzazione di riferimento per garantire un’adeguata cornice di sicurezza all’intera regione euro-atlantica ed esercitare la dissuasione, la deterrenza e la difesa militare contro qualunque minaccia.
L’Italia contribuisce alle diverse iniziative dei Tre Core Tasks in materia di Difesa Collettiva, Gestione delle Crisi e Sicurezza Cooperativa.
Per poter assolvere a tali compiti, la NATO dovrà mantenere adeguate capacità tecnologiche e operative degli strumenti militari dei Paesi Membri, anticipare e prevenire le crisi e garantire la difesa collettiva.
In questo ambito, si collocano la strategia di cooperazione con le Organizzazioni Internazionali, con l’Unione Europea e le iniziative a favore di paesi Partner e Alleati.
Nel merito, la Difesa, continuerà a promuovere tutte le iniziative per orientare e rafforzare l’Alleanza verso il Mediterraneo e il Medio Oriente al fine di affrontare, in modo sistemico, le continue crisi e la perdurante instabilità in tale regione, così come la minaccia del terrorismo e dell’estremismo violento.
L’Alleanza ha identificato le caratteristiche strategiche che dovranno essere soddisfatte dalle Forze Armate dei Paesi Membri, inclusa la capacità di integrarsi in maniera strutturata e standardizzata con le componenti non-militari per operazioni Non-Combat e a supporto della resilienza civile attraverso il così detto paradigma del multi-purpose by design.
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Si tratta del processo di sviluppo di capacità militari a molteplice scopo, un settore questo in cui la nostra Industria, nel recepire i requisiti operativi dei nostri Stati Maggiori, è già leader mondiale.
Per fronteggiare la complessità del cambiamento è necessario un adattamento che evolva anche il nostro concetto di “protezione” da difesa a sicurezza collettiva e quindi resilienza.
Per questo, all’ultimo vertice NATO di Bruxelles abbiamo sostenuto con forza gli interessi italiani ricordando che come Paese diamo già tantissimo all’Alleanza.
Abbiamo soprattutto avanzato una proposta: vogliamo che gli investimenti per assicurare la resilienza – e in particolare quella cibernetica ed energetica – a livello nazionale siano compresi nel 2% del PIL che i Paesi della NATO hanno deciso di riservare alle spese per la difesa.
Si tratta di un investimento che riguarda il settore civile oltre a quello militare e il nostro obiettivo è che nel 2% siano contabilizzati gli sforzi italiani nel rafforzare la propria sicurezza interna.
Questo vale per ogni singolo Stato ovviamente, perché la sicurezza di ognuno di noi è la sicurezza dell’Alleanza stessa, e va ad aggiungersi alla prospettiva di una NATO che sappia guardare anche a sud, nel Mediterraneo.
Per questo dobbiamo lavorare per far includere all’interno di quanto concerne le voci di impegno riguardo la Sicurezza Collettiva – Cash, Capabilities & Contributions – lo Spazio e il Cyberspace, quali nuovi
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ambienti e quindi domini operativi, anche attraverso la progettazione di assetti Multipurpose by Design. Una riflessione merita anche la sicurezza energetica, che si pone come condizione basilare per garantire la sicurezza nazionale. Nel medio e lungo termine la Difesa italiana mira al raggiungimento di elevate capacità di resilienza energetica, produzione e approvvigionamento da fonti sostenibili tali da assorbire e mitigare gli effetti dovuti a eventuali attacchi o a calamità e assicurare il mantenimento della capacità e della prontezza operativa dello strumento militare, sia in Patria che nei teatri operativi. In particolare, nel settore delle infrastrutture, a partire dai siti a valenza strategica, l’intento è la realizzazione di distretti energetici intelligenti (definiti Smart military district) nei quali sia massimizzato il ricorso all’autoconsumo e la gestione dei flussi energetici avvenga in tempo reale in un alveo certo di cyber security. In tale ambito, la Difesa italiana potrà giocare un ruolo cruciale, anche a sostegno degli altri dicasteri, nell’ambito della protezione delle infrastrutture critiche energetiche, sia come possibile entità istituzionale ospitante nodi di rilevanza strategica della rete di approvvigionamento/distribuzione, sia per il fattivo contributo alla difesa cibernetica del Paese, nell’ottica del consolidato paradigma del binomio energy security-cyber security.
UNIONE EUROPEA Il trattato di Lisbona ha introdotto la c.d. Permanent Structured Cooperation, nota col il suo acronimo PESCO, prevista nell’ambito delle disposizioni sulla Politica di Sicurezza e Difesa Comune, per
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rafforzarne la dimensione europea, traducendo in attività concrete la già approvata European Union Global Strategy (EUGS). La PESCO consente agli Stati Membri dell’Unione di rafforzare la loro reciproca collaborazione nel settore della sicurezza e della difesa, ed ha l’obiettivo sia di sviluppare nuove capacità militari, sia di favorire l’integrazione di capacità operative. L’Italia è sempre stata e resta tra gli Stati Membri promotori dell’iniziativa e ne supporta l’avvio in modalità inclusiva. Per il nostro Paese, ciò deve essere visto anche come un’importante opportunità di crescita e sviluppo industriale – e quindi occupazionale – grazie all’ enorme potenziale del settore Difesa-Ricerca-Industria nazionale nell’ambito della progettazione, produzione e impiego di capacita innovative. In quest’ottica l’Italia intende sostenere e valorizzare le iniziative europee, in particolare l’European Defence Funding (EDF), che prevede finanziamenti sia per la ricerca tecnologica nel campo della Difesa (Research Window) che per lo sviluppo comune di capacità strategiche della Difesa europea (Capability Window), e l’European Defence Industrial Development Programme (EDIDP), piano della Commissione europea che mira a supportare progetti di cooperazione multilaterale presentati da consorzi industriali che richiedono il supporto degli Stati membri di appartenenza.
LA NATO E LA DIFESA EUROPEA
In occasione del recente Summit NATO di Bruxelles, NATO e UE hanno rinnovato l’impegno congiunto sottoscritto nel 2016 circa il rafforzamento della partnership strategica e di piena collaborazione
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secondo il postulato “No Duplication, No Competition”, per il rafforzamento della sicurezza comune.
Anche in tale ambito sono possibili importanti opportunità per il nostro Sistema Paese per quanto attiene alla progettazione e produzione di capacità innovative nell’ambito dei processi di sviluppo capacitivo delle due Organizzazioni, ovvero il Capability Development Plan (CDP) europeo e il NATO Defence Planning Process (NDPP)1.
In tale contesto, assume particolare importanza il rafforzamento dell’Hub per il Sud.
La posizione nazionale è infatti quella di concentrare gli sforzi dell’Alleanza nel sostegno alle attività di stabilizzazione, attraverso la realizzazione di progetti concreti – tra cui rientra appunto il “NATO Strategic Direction Sud-Hub” di Napoli – nonché la definizione di un’appropriata pianificazione avanzata per il Sud.
TUTELA DELL’INDUSTRIA ITALIANA
DELLA DIFESA E RICERCA
L’ammodernamento delle Forze Armate dovrà avvenire in sinergia con il Sistema Paese, per creare lo sviluppo necessario e aprire nuove realtà occupazionali.
1 Bolstering resilience. “Assess requirements, establish criteria and develop guidelines in the context of greater coherence between the EU Capability Development Plan (CDP) and the NATO Defence Planning Process (NDPP) (Council of EU 15283/16 relativo a: Council conclusion on the implementation of the Joint declaration by the President of the European Commission and the secretary General of the North Atlantic Treaty Organization).
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Fondamentali saranno la rivisitazione della spesa per ridurre gli sprechi di risorse. Nessuno potrà più affermare che le spese per la difesa siano inutili se razionalizzate, rese produttive e parametrate sulle esigenze di sicurezza collettiva.
Favorirò la diffusione nell’Industria della Difesa del paradigma del “Multipurpose-By-Design” per lo sviluppo di capacità militari a molteplice scopo, in grado di supportare le Forze Armate nelle quattro missioni già citate al principio del mio intervento.
Pertanto andranno considerati “concorsi e compiti specifici”, in cui già oggi sono impiegati un numero di uomini maggiore rispetto a quelli dislocati in missioni operative fuori area (7000 circa per l’operazione di Strade Sicure e Task Group Genio a fronte di 6000 circa).
Coerentemente con la visione unitaria, collegiale e sistemica – ovvero del “whole-of-gov-approach” – e del paradigma del multipurpose by design, sarà necessario creare e integrare competenze specialistiche avanzate nel settore industriale della Difesa attraverso la formazione di centri di competenza ad alta specializzazione costituiti da Università/Ricerca e Industria (grandi imprese e Piccole e Medie Imprese, PMI).
Essi dovranno favorire il trasferimento tecnologico e l’innovazione nei processi produttivi, nei prodotti e nei modelli di business derivanti dallo sviluppo, adozione e diffusione delle tecnologie abilitanti, quali ad esempio Intelligenza Artificiale, Big Data, Data Cloud, Internet of Things (IoT), Block Chain, Cyber Security e Tecnologie Satellitari.
Importante e abilitante sarà l’istituzione di una centrale operativa all’interno del Ministero, con i compiti di:
– sovraintendere ai centri di competenza di cui al punto precedente;
– supportare le PMI e l’Università/Ricerca nella tutela e valorizzazione della proprietà intellettuale quale asset strategico di sviluppo e competitività;
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– supportare l’inserimento delle PMI e dell’Università/Ricerca nella “value chain” dell’Industria della Difesa.
– supporto, inoltre, delle nostre imprese alla penetrazione dei mercati internazionali
Con questo governo nascerà una Difesa anche delle imprese, una Difesa della ricerca e dell’innovazione strategica.
Riguardo al programma F35, programma assai dibattuto e avviato 20 anni fa, nonché confermato dai governi che si sono susseguiti fino ad oggi, ho chiesto una valutazione approfondita agli uffici tecnici competenti che tenga conto delle esigenze capacitive delle nostre Forze Armate, dell’indotto occupazionale connesso, delle potenziali ricadute imprenditoriali e di ulteriori variabili utili allo scopo di determinare una riflessione esaustiva sul dossier.
Prima del responso degli uffici, qualsiasi valutazione politica, malgrado le nostre perplessità siano tutt’oggi persistenti, rischierebbe di apparire superficiale, approssimativa e incauta.
Promuoverò, inoltre, l’utilizzo dei poligoni e delle aree di training ad alto contenuto tecnologico, nel pieno rispetto della tutela ambientale e del territorio, quali infrastrutture per la ricerca, la sperimentazione e la validazione di tecnologie e capacità a molteplice scopo/duplice uso sistemico, in collaborazione con le università, gli enti di ricerca, l’industria e le autorità locali, insieme al concetto di “outsourcing” di servizi, in accordo a principi di efficienza e ottimizzazione dell’intero sistema Difesa-Industria-Università/Ricerca.
Ho citato il concetto di Sicurezza Collettiva (Collective Security) parlando di resilienza.
Lo assocerei a quello di Budget Collettivo (Collective Budget), inteso come impegno Nazionale Sistemico per lo sviluppo strategico/capacitivo dell’intero Paese.
Infatti, oltre ai noti investimenti nazionali ed europei afferenti allo sviluppo operativo strettamente militare, rientrano nella voce
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“investimenti” i finanziamenti nazionali e comunitari in-cash relativi allo sviluppo di tecnologie relative alla Collective Security e la rilevante componente in-kind dell’industria-università/ricerca, che include il background conoscitivo ed infrastrutturale messo a disposizione per i programmi di investimento.
AREA/TEMATICA: CYBER DEFENCE
Anche la minaccia cyber è un imprescindibile fattore di rischio per il Paese ma anche di grandi opportunità di investimento, aumentando il nostro grado di difesa e sicurezza.
In linea con il processo di sviluppo delle tematiche di Cyber Defense in ambito NATO e in generale con i programmi di “trasformazione digitale”, la Difesa ha già delineato le esigenze operative per rafforzare la sicurezza dello spazio cibernetico.
In particolare, sono stati avviati una serie di programmi di acquisizione per accedere a strumenti operativi ad alto contenuto tecnologico in grado di assicurare la protezione, la resilienza e l’efficienza delle reti e dei sistemi informativi gestionali e operativi della Difesa.
In tale quadro, è necessario continuare ad investire, al fine di potenziare ulteriormente le dotazioni strumentali e organizzative di protezione cibernetica e sicurezza informatica, incrementando progressivamente la capacità di contrastare in maniera efficace le minacce.
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È poi imprescindibile il conseguimento di capacità operative che andranno a supportare il neocostituito Comando Interforze per le Operazioni Cibernetiche (CIOC).
RIVALUTAZIONE MISSIONI INTERNAZIONALI
Sono consapevole che oggi, al di là del Mediterraneo, si registrano crisi di portata epocale, le cui conseguenze si riflettono sulla sicurezza e la stabilità dell’Italia e dell’intera Europa.
Sono anche consapevole però che proprio in quei difficili Teatri Operativi gli uomini e donne delle Forze Armate italiane sono già presenti ed apprezzati per il loro contributo per l’affermazione del diritto, della libertà e della convivenza pacifica in Paesi lacerati da conflitti.
Fuori dal contesto nazionale, nelle operazioni per il ripristino della stabilità internazionale, l’Italia manterrà il proprio ruolo di primo piano e proseguirà il suo sforzo per dare risposte e fronteggiare le diverse minacce che oggi ci troviamo di fronte.
I militari italiani continueranno a svolgere – con professionalità, passione e grande senso di responsabilità – quelle missioni che l’attuale governo, con l’ausilio della Difesa, riterrà vitali in aderenza all’interesse nazionale.
Mi preme sottolineare però le scelte di contesto ben ribadite nel contratto di Governo: sicurezza ma anche scelte ponderate
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sull’impiego delle risorse e sugli effettivi interessi nazionali delle missioni.
L’Afghanistan, ad esempio, è una tra le missioni il cui contingente andrà rivisto a livello quantitativo concertando gli avvicendamenti con gli alleati.
RAZIONALIZZAZIONE RISORSE E LOTTA A SPRECHI
Occorre procedere a un’attenta valorizzazione del patrimonio immobiliare della Difesa, anche mediante la ridefinizione dello strumento militare in base ai principi della legge 244.
Il patrimonio è molto consistente e ha un impatto notevole nei vari contesti territoriali.
Ricollegandomi alla resilienza citata, lavoreremo per la valorizzazione degli immobili anche a supporto e a integrazione delle esigenze locali.
Si pensi, per esempio, alle varie basi navali nelle vicinanze di porti mercantili o turistici che potranno potenziare l’attrazione dei porti civili limitrofi. Determineremo l’incentivazione e l’ulteriore sviluppo di quell’indotto locale che ruota intorno al mondo mercantile.
Il tema delle lungaggini burocratiche, della scarsità di fondi devono essere affrontati sia valorizzando i casi virtuosi che sostenendo le realtà locali, anche attraverso iniziative di democrazia partecipata che diano voce alla cittadinanza.
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CHIUSURA E CAPACITÁ A DUPLICE USO
In definitiva, mi avvio a chiudere il mio intervento ricordando che le sfide del settore della sicurezza collettiva e della resilienza nazionale chiamano in causa, oltre ai militari, l’intero Sistema Paese nelle sue componenti civili, pubbliche e private, ed è pertanto sempre più necessario creare sinergie operative e collaborazioni sistemiche e collegiali istituzionali. In virtù del quadro normativo di riferimento e delle loro peculiari capacità le nostre Forze Armate forniscono alla comunità – oramai da tempo – servizi di utilità anche in settori diversi dalla sicurezza collettiva.
I nostri militari supportano interventi coordinati dagli altri dicasteri in caso di straordinaria necessità/urgenza, di ricostruzione e stabilizzazione.
Servono maggiori sinergie operative, riduzione delle duplicazioni di ruoli che porteranno risparmi per il bilancio statale e allo stesso tempo servizi migliori e più efficienti per la collettività.
In questo contesto, intendo ricercare ogni favorevole occasione per progettare ed impiegare gli stessi mezzi per soddisfare uguali necessità. Se nel settore spaziale ciò avviene da tempo, in altri, invece, si verifica solo in maniera occasionale, spesso come risposta ad un evento contingente.
Come ho chiarito all’inizio del mio intervento, le parole chiave che guideranno l’azione del ministero che rappresento e del governo saranno due: resilienza e dual use.
Le linee programmatiche del Ministero della Difesa
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Ci aspettano anni di lavoro per la ricerca di risorse dedicate, come ad esempio la creazione di un fondo unico, sull’analisi e sulla classificazione di tutte le collaborazioni attuali/potenziali e sulla standardizzazione delle capacità.
In poche parole, renderemo sistemico ed efficiente ciò che oggi è ancora frammentario.
Pertanto, un rinnovato interesse per la ricerca e l’innovazione, unitamente ad una leadership e un approccio culturale orientati alla progettazione, produzione e impiego di assetti militari per molteplici scopi, consentiranno alla Difesa di contribuire con sempre maggiore efficienza ed efficacia alla Sicurezza Nazionale, rappresentando per il Sistema Paese un’importante opportunità industriale, occupazionale e commerciale di tangibile valore; un imprescindibile “volano” per aumentare riconoscibilità e competitività dell’Italia nel mondo.
In conclusione, ribadendo il concetto stesso di resilienza, è mia intenzione agire in supporto alla Presidenza del Consiglio, nella sua veste di Autorità Nazionale per la Sicurezza ed in fattiva collaborazione con gli altri dicasteri, per la difesa del popolo italiano e il sostegno degli interessi strategici dell’Italia
Per un Paese più prospero, per una difesa più efficace e per un futuro migliore. Il nostro. E quello delle future generazioni.
Grazie.