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Militari e videogame: una simbiosi nata 60 anni fa che oggi è più stretta che mai

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Videogiochi ed esercito. Un legame apparentemente strano eppure molto più stretto di quanto si potrebbe pensare. E gli esempi sono davanti agli occhi di tutti. Durante lo sviluppo del Call of Duty o il Battlefield di turno – giusto per citare alcune serie videoludiche molto popolari – vengono consultati esperti militari e storici.La battaglia virtuale dev’essere fedele a quella reale, deve dare le stesse sensazioni e deve essere ugualmente atroce.

Dall’altra parte della barricata, nel corso degli anni l’esercito ha preso a piene mani dai videogiochi. In due modi almeno: l’interfaccia delle simulazioni di addestramento e quelle dei droni è subito familiare a chiunque abbia giocato a un videogioco; quest’ultimi, inoltre, possono essere usati dagli eserciti non solo per tenere il militare costantemente con la mente “allenata” alla guerra, ma anche per insegnare la cultura e i gesti di un altro Paese.

Un legame storico e che risale già al 1958, quando William Higinbotham, che nel 1944 faceva parte del team che ha lavorato alla prima bomba atomica, modificando un oscilloscopio sviluppa Tennis for Two, una sorta di antenato di Pong.

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