Anche se il bonus è fisso ad 80 euro, però, i lavoratori del comparto devono prestare attenzione al fatto che la liquidazione di alcune indennità accessorie, con il cedolino di gennaio 2016, sono state “compresse” per l’applicazione dell’aliquota massima IRPEF del 38%, per tutti coloro che avrebbero visto un’aliquota inferiore del 23%. Questi lavoratori, in sostanza, come denunciano diverse organizzazioni sindacali di categoria, vedono pagarsi le indennità con l’applicazione delle detrazioni fiscali nella misura massima anziché quella generalmente applicata nel corrispondente periodo degli anni precedenti.
Questo meccanismo occulto, che può costare anche i 200 euro sotto forma di tassazione anticipata, è stato studiato dal Governo per reperire fondi proprio sul capitolo di bilancio dedicato alla corresponsione degli 80 euro netti in busta dato che il costo dell’operazione “bonus” dovrebbe essere di 510,5 milioni di euro per l’anno in corso ma i soldi realmente resi disponibili sono soltanto un decimo in attesa che il ministero dell’Economia e delle finanza effettui il «monitoraggio mensile dei maggiori oneri» derivanti dal pagamento agli aventi diritto. Tale minore netto attribuito, quindi di maggiore IRPEF trattenuta, essendo una forma di tassazione anticipata, sarà recuperato da tale personale (con aliquota massima al 23%) in sede dell’annuale conguaglio fiscale il prossimo anno.
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