Nelle carte dell’inchiesta su due noti locali di spogliarello a Milano, le testimonianze dei militari sotto copertura che per conto della Procura sono andati negli strip club e nei privé.
Lo sbirro vero, quello che indaga sul territorio, ce lo insegnano anni di telefilm americani, deve provare sulla sua pelle le esperienze, ‘calarsi’ nel personaggio sotto copertura. A volte con rischi, a volte , invece, con (relativi) piaceri. È il caso di un gruppo di carabinieri spedito a verificare, in uno strip club al centro di Milano, se vi fossero reati di pubblica decenza. La storia è raccontata dal sito Giustiziami. Il locale è l’Extasìa, zona largo Augusto, a pochi passi dal Tribunale di Milano. Cosa bisogna dimostrare? Presto detto: che le ragazze vadano ben oltre l’esibizione sexy ma anzi ‘estendano’ il loro spettacolo, in privé, a piaceri ben più decisi: rapporti sessuali, addirittura orge. Quattro militari della Benemerita si presentano a verificare di persona, su mandato della Procura milanese. E così, luogotenente, appuntato, tenente e maresciallo entrano nel locale e poi nel privé.
Strip club a Milano: dallo spettacolo sexy al sesso
Sono le testimonianze dei militari dell’Arma dei Carabinieri il lato ‘gustoso’ della vicenda. C’è Alessia che “spontaneamente si poneva a cavalcioni del militare strusciando il seno contro il viso e il torace del militare…Rimasta nuda,mimava movenze sessuali, strofinando il seno sul viso del militare. Si specifica che il militare aveva più volte l’opportunità di toccare i fianchi, le cosce e poi di accarezzare tutto il corpo, cosa che la ragazza gradiva”.E poi c’è Rebecca, “avvinghiata al militare, abbassandogli la cerniera dei pantaloni e inserendovi una mano sino a toccargli ripetutamente il pene…poi cercava ripetutamente di farsi toccare più volte l’organo genitale”. Se Valentina in arte Lulù “strusciava il proprio bacino sul pube del militare, toccandolo tra le gambe e in particolare massaggiandogli il pube, il torace e i capezzoli”, Maria, di un altro locale sotto indagine, il Lap Zeppelin ” lecca il lobo dell’orecchio sinistro e invita (il militare, ndr) a toccarla ovunque”.
Le relazioni di servizio dei carabinieri, racconta ancora Giustiziami, portano a operazione delle forze dell’ordine e al processo. In primo grado, il Tribunale di Milano assolve tutti con la formula “il fatto non sussiste”. In Appello va diversamente: tutti condannati. Compreso un carabiniere, pizzicato a collaborare coi gestori dei locali. Ora la parola finale toccherà alla Corte di Cassazione.