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«Mario tradito da un lavoro che amava e in cui credeva»

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La salma del militare ucciso da una leucemia viene composta nella sua casa, indosso la divisa dei parà. Prima di morire aveva espresso il desiderio di ottenere verità e giustizia sull’uranio impoverito

di Sabrina Chiellini

Di missioni all’estero il maresciallo della Folgore Mario Mele ne aveva fatte tante. Credeva in quello che faceva, ricordano i familiari e gli amici. «Era sicuro che il suo lavoro avrebbe aiutato popoli dilaniati dalle sofferenze». Quello che invece il paracadutista della Folgore non poteva immaginare è che avrebbe pagato un caro prezzo, quello della sua vita, per avere partecipato alle missioni di pace in Kosovo, Afghanistan, Albania, Somalia e Iraq.

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