Ieri un militare della Marina Spezzino ha tentato il suicidio. L’intervento dei colleghi ha evitato il peggio. L’uomo avrebbe compiuto il gesto perché era stato trasferito in una base a tre ore di distanza dalla sede attuale.
Il trasferimento è arrivato dopo oltre 15 anni di servizio, presso una sede distante tre ore dalla sua famiglia e il marinaio non ha retto il colpo, quell’atto formale deve essergli apparso pesantissimo. Riorganizzare la propria vita, in un ambiente simile ma diverso, non è facile. E’ impossibile indagare l’animo umano. Può essere stato anche solo un pensiero più pesante, a scatenare l’istinto suicida.
In questa triste vicenda, l’unica certezza è che ieri un militare della Marina militare Italiana dopo aver tentato il gesto estremo, è stato salvato dai suoi colleghi. Non è stato reso noto molto sull’accaduto, ma fortunatamente questa volta i colleghi sono intervenuti in tempo riuscendo ad evitare una tragedia, portando anche i primi soccorsi.
Il militare avrebbe cercato di farla finita per il disorientamento provocato dal trasferimento. Il tema dei trasferimenti qualche anno fa fu affrontato anche in Senato tramite una interrogazione parlamentare. L’azione del “sindacato ispettivo” rese noto il tema dell’ alto spirito di abnegazione del personale, oltre che le norme che prevedono un limite alla permanenza in una determinata sede di servizio.
Ovviamente, tutte regole accettate dal momento in cui ci si arruola nelle Forze Armate. Ma non sempre le cose poi vanno come dovrebbero. Lo Stato all’ epoca, risponse all’interrogazione sostenendo che “la ratio della regola è quella di non creare posizioni bloccate, ma di procedere all’ avvicendamento.