Soltanto oggi, grazie alla segnalazione di un lettore, abbiamo appreso della morte del maresciallo dell’ Aeronautica Vito D’Amanti ,avvenuta lo scorso venerdì 26 aprile in circostanze sospette. D’Amanti era già membro del gruppo fb “Marescialli“. Una morte assurda che forse poteva essere evitata. Almeno questo è ciò che sostengono gli amici fraterni, tra i quali Giuseppe Leone, Avvocato di professione.
Il Primo Maresciallo D’amanti aveva appena disputato una partita di calcetto con gli amici, poi ha accusato un malore dalle dinamiche simili a quelle di un infarto, ed è stato condotto negli ambulatori della Guardia Medica di Acate, in provincia di Ragusa. Il medico di turno dopo averlo visitato ,ha confermato la grave diagnosi e ha chiamato il 118. L’ambulanza però è partita da Comiso, paese distante oltre 20 minuti da Acate.
Un’attesa troppo lunga, D’amanti è andato in arresto cardiocircolatorio. Sono iniziate le manovre salvavita, con il massaggio cardiaco e l’uso del defibrillatore, ma pare che l’apparecchio fosse troppo vecchio e malandato per essere utilizzato. Vito D’Amanti è morto così, davanti agli stessi amici che lo avevano accompagnato al pronto soccorso, tra i quali, oltre all’ Avvocato Leone, c’erano anche il nipote Guovanni Occhipinti ed il cognato , Antonello Marino.
Dopo una ventina di minuti è arrivata l’ambulanza proveniente da Comiso, ma era troppo tardi . Un presunto caso di malasanità che ha lasciato nello sconforto amici, conoscenti e colleghi del militare 48enne.
In seguito alla tragedia, pare che il manager dell’ Asp di Ragusa abbia dichiarato che durante le fasi di soccorso sia stato rispettato il protocollo.L’ ambulanza sarebbe arrivata entro venti minuti ed il defibrillatore sarebbe stato usato regolarmente. Dichiarazioni alle quali l’avvocato Leone ha risposto con una lettera, a nome suo e degli altri amici che erano insieme a Vito D’Amanti quando è morto. Ve la proponiamo di seguito, ma prima vogliamo rendere noto che ad Acate c’è un’ ambulanza classe A di proprietà della Protezione Civile cittadina, che non può essere utilizzata per problemi di natura “burocratica”.
Di Giuseppe Leone:
“Noi siamo gli amici di Vito E morto sotto i nostri occhi”
Signor direttore, venerdì 26 aprile ho perso tragicamente un amico fraterno. Vito D’Amanti è deceduto all’interno dei locali della guardia medica di Acate. D’ora in avanti mi esprimerò al plurale poiché le chiedo di intendere queste parole come non solo mie, ma anche di altri grandi amici di Vito, Peppe Collura, Massimo Campagnolo, Salvatore Cutrone, Consuelo Sanzè, Enzo di Falko, il nipote Guovanni Occhipinti ed il cognato , Antonello Marino. Premettiamo una circostanza, direttore: noi eravamo presenti alla Guardia medica ed abbiamo assistito alla tragedia. Assieme a noi , altre persone.
Ecco perché proviamo fastidio nel leggere le ricostruzioni di stampa e certe dichiarazioni virgolettate , pare, infatti, che Lei abbia dichiarato che durante le operazioni di soccorso il “protocollo sia stato rispettato”, che l’ambulanza sia arrivata in venti minuti e che sia stato usato persino il defibrillatore presente nella struttura acatese. Capisce, quindi, il nostro malessere? Non accusiamo né pretendiamo di avere in mano la verità. Eravamo li, impotenti, ad assistere alla morte del nostro migliore amico e gli interrogativi sono tanti, maledettamente pesanti. Ci interessa poco che il “protocollo” sia stato rispettato. Lasci stare i cavilli e ci dica per quale ragione quella sera non c’era un’ autoambulanza attrezzata per le emergenze ad Acate.
Ci dica: un cittadino colpito da un grave malore può attendere venti ( o più di trenta?) minuti per essere soccorso dall’ambulanza? Direttore è proprio sicuro che sia stato usato il defiblillatore della Guardia Medica? Può con certezza affermare a che ora è stato usato? E da chi? Prima o dopo l’arrivo dell’ambulanza? E se in loco c’era un defirillatore, perché è stato praticato il massaggio cardiaco? Può con certezza affermare che Vito è morto a causa di un infarto? Di questo si deve preoccupare, Direttore, non della “procedura”! I familiari di Vito e tutti i cittadini acatesi esigono queste risposte perché sono queste le circostanze nelle quali è morto il nostro caro. Alcuni dicono che la tragedia si sarebbe potuta verificare anche se fosse stata presente in loco l’ambulanza: è possibile, noi non abbiamo sufficienti cognizioni mediche per affermare il contrario. ↓
Il punto, però, non è questo: smettiamola con questa insopportabile iposcrisia. Noi abbiamo una sola certezza: se un cittadino acatese è colpito da un grave malore, non sarà mai il “protocollo” a salvarlo né l’infinita attesa di un soccorso qualificato. Dott.Aliquò, ad Acate si muore in attesa di un’ ambulanza rispettosa del protocollo! Da sei giorni abbiamo il cuore a pezzi e la necessità di sapere se per Vito è stato fatto il possibile. Quindi ci dia risposte chiare. Lasci perdere la formale congruenza delle scartoffie e dia un senso alla sua prestigiosa carica. La usi per risolvere l’emergenza, per aiutare a salvare vite umane, assuma l’iniziativa per dotare Acate della stabile presenza di un’ ambulanza moderna e attrezzata per ogni evenienza. Saremmo infinitamente più contenti se avessimo infranto un protocollo ma potessimo, oggi, brindare assieme a vito per rinnovare ,con l’allegria di sempre , l’affetto che ci legava.