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L’ombra della camorra sul concorso per poliziotti e agenti penitenziari

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Nino Materi

In America negli anni ’30 la mafia si infiltrava sistematicamente nella polizia e nelle carceri per meglio controllare i propri affari. In Italia il fenomeno non è tale da suscitare allarme, ma qualche ombra esiste. Ne sono prova le inchieste che hanno individuato alcune «mele marce» nei vari corpi di polizia, cui va però riconosciuto il merito di aver saputo fare presto e bene pulizia al proprio interno. Eppure resta la sensazione che una presenza pervasiva di mafia, camorra e ‘ndrangheta tra gli uomini in divisa non sia del tutto da escludere.

Negli ultimi giorni due casi hanno fatto riflettere. I sospetti di irregolarità nell’ultimo concorso per entrare in polizia e la sospensione dell’esame di per agenti penitenziari a causa del sospetto di «infiltrazioni camorristiche». E che non si tratti di pericoli immaginari lo dimostra l’apertura di due indagini giudiziarie e l’interessamento a entrambi i casi da parte di Raffaele Cantone, presiede dell’Autorità nazionale anticorruzione.

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